TELEVISIONI

Manipolatori di immagini

LONDRA
PERETTI LUCA,LONDRA

Alla fine di Waterloo Bridge venendo dal centro si vede un edificio circolare, pieno di insegne pubblicitarie di vario tipo. Bfi Imax, pensandoci bene, ricorda un po' il Colosseo, ma regolare, non rotto, una sorta di Colosseo postmoderno. Bfi Imax, nonostante da fuori potrebbe sembrare tutt'altro: un cinema, una delle sale del British Film Insitute (Bfi). La programmazione regolare è di solito dalle parti del mainstream e dei blockbuster hollywoodiani, spesso anche in 3D. Ma ogni tanto, questo schermo di 20 x 26 metri (che risulta essere uno dei più grandi schermi del mondo) ospita anche altri eventi ben poco allineati alle grandi produzioni americane, progetti quantomeno alternativi, underground, e rigorosamente sperimentali. Kill your timid notion, per esempio, ne è un esempio molto calzante.
Kytn è un festival di cinema e musica che si svolge dal 2003 a Dundee, in Scozia, prodotto dall'associazione Arika. «Potreste non aver sentito parlare di noi perché siamo scozzesi» dicono sul loro sito. Per rimediare, hanno deciso di effettuare un tour in alcune città britanniche. Ed ecco che Kytn alcuni giorni fa è approdato ad Imax, portando in dote nientepopodimeno che Ken Jacobs e Eric La Casa. Del resto, se si organizza un festival di immagini e suoni, contattare uno dei più grandi manipolatori di immagini (Jacobs) e uno di suoni (La Casa) è forse la cosa migliore che si possa fare.
Per un'ora, davanti a questo gigantesco schermo, si viene proiettati in un'altra dimensione. Una dimensione composta dei suoni più vari, come i rumori registrati delle cascate, il canto degli uccelli, ma anche condotti di areazione, ascensori e quant'altro, tutto mixato, manipolato, rimontato, unito a sonorità elettroniche. E sullo schermo, appare un gigantesco occhio che si apre e si chiude, che forse non è neppure un occhio ma solo una forma ellissoidale al cui interno si riproducono figure di vario ordine e grado, che rimandano alla vita di tutti i giorni e ad un altrove sempre da (ri)definire.
Il «film» è composto da una serie di spezzoni, con forme che cambiano ogni volta, inframmezzate da schermi tutto neri di durata variabile. Jacobs gioca sul concetto di superficie, ci mostra cose ruvide, poi scivolose, poi immerse nell'acqua, e poi ad un certo punto sembra proprio la luna con i suoi crateri. O è un'ecografia? Probabilmente non ha molta importanza.
Quello che conta è essere portati a ripensare e, se possibile, ricreare il proprio rapporto con le immagini in movimento, azzerare le proprie conoscenze ed immergersi in questa nuova creazione della Nervous Magic Lantern (il progetto che Jacobs sta sviluppando in questo periodo, seguito del suo storico Nervous System). E la musica di La Casa crea il giusto ambiente, funge da contrappunto in questo viaggio da intraprendersi da soli ed in religioso silenzio.
Un film, che è una performance, che è un «concerto», che è soprattutto un'esperienza.

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