Battere un colpo. Per dimostrare che esiste ancora una sinistra politica e sociale nel paese. Con la consapevolezza che la manifestazione d'oggi è solo l'inizio di un percorso. Più lungo e articolato.
«Speriamo di cavarcela», scherza Massimo Torelli, dell'associazione fiorentina «Per la sinistra unita e plurale» e uno dei 220 firmatari dell'appello promotore del corteo che sfilerà per le vie del centro di Roma (partenza alle ore 14 a Piazza della Repubblica per concludersi a Bocca della Verità). «Per un'altra politica, per un'altra Italia. L'opposizione è nelle nostre mani» è lo striscione d'apertura. Sorretto, a giro, dai 220 firmatari dell'appello e dai quattro segretari di Prc, Pdci, Sd e Verdi. Partiti uniti in piazza, oggi. E che, salvo aperture dell'ultima ora di Walter Veltroni, non si divideranno nemmeno il 25, il giorno della manifestazione «democratica». «Quella sarà una piazza dell'orgoglio Pd, quindi non ci interessa», dicono.
Il loro sforzo è tutto concentrato sul loro corteo. Per evitare un flop. Che sancirebbe il colpo mortale della sinistra politica. Sono previsti, fuori dal Lazio, gli arrivi di 410 pullman e 2 treni speciali, uno da Milano l'altro da Torino. Poi si spera nella mobilitazione romana. Si sparano le cifre: 40-50 mila pare un obiettivo possibile da raggiungere. Ma se i partiti stanno facendo lo sforzo organizzativo maggiore, ad aprire la manifestazione non saranno loro ma sacche di «resistenza» alle politiche di Berlusconi. La sinistra diffusa. Le realtà di «movimento»: spezzoni di scuola - composto da tutti i soggetti in agitazione in questi giorni (docenti, coordinamento genitori e studenti) -, immigrati (presente una delegazione di Castelvolturno), carovita (coi Gap, i Gruppi d'acquisto popolare) e comitati ambientalisti e territoriali.
«L'opposizione deve rinascere dalla società civile», afferma Torelli che non risparmia un stoccatina ai partiti dell'ex-Arcobaleno: «La fase congressuale è stata caratterizzata dalla loro totale assenza nella politica». Quelli sembrano altri tempi, perché la voglia di rimboccarsi le maniche ora è tanta: «Bisogna ripartire dal sociale, è giusto che i partiti stiano in coda», fanno sapere Prc, Pdci, Verdi e Sd. Le politiche della destra spaventano. Ma non sarà una piazza semplicemente antiberlusconiana, in salsa girontondina. «Manifestiamo anche contro la Confindustria», a differenza del Pd.
Intanto Pietro Ingrao dà la sua benedizione al corteo, presentandolo come il possibile inizio della «riscossa» dell'area anticapitalista: «È importante, anzi necessario ripetere il successo del 20 ottobre 2007». Proprio dalle forze che fecero la differenza quel giorno si spera di ripartire. Come il mondo del lavoro. La Cgil (rappresentata soprattutto da Fiom, Lavoro e Società e Rete 28 aprile) quel 20 ottobre portò molta gente in piazza. Gli organizzatori confidano di nuovo nel loro sforzo organizzativo. Anche perché i temi del carovita, della precarietà, delle pensioni e della difesa del contratto nazionale sono centrali nella piattaforma del corteo. Di sicuro comunque sfileranno uno spezzone dei lavoratori dell'Alitalia (Sdl) e uno capeggiato da Gianni Rinaldini (Fiom) e Nicola Nicolosi (Lavoro e Società). Si spera anche in una delegazione dei sindacati di base, pronti a rimangiarsi le accuse di «politicismo» sulla piazza di oggi dopo aver apprezzato l'adesione del Prc e Pdci al loro sciopero generale del 17 ottobre.
Poi c'è il referendum contro il lodo Alfano. Tema, quello della giustizia, non inserito nell'appello promotore ma che comunque caratterizza la piazza. Banchetti per firmare sono allestiti alla partenza e all'arrivo del corteo e gestiti dai partiti. «La questione giustizia va oltre l'attacco a chi vuol difendere la casta», spiega l'ex Arcobaleno sottolineando le differenze con Antonio Di Pietro, oggi anche lui a manifestare (appunto contro il lodo Alfano) a Piazza Navona. Con Tonino è rapporto di amore e odio. Se infatti impersevera la guerra dei numeri (la sinistra spera d'essere almeno il doppio), dall'altra, soprattutto il Pdci, insiste nel rapportarsi con l'ex pm. Tanto che è possibile che Di Pietro venga a fare un «saluto» alla Bocca della Verità e che il segretario del Prc, Ferrero, contraccambi a Piazza Navona. Ma questi sono nodi secondari, oggi si gioca una partita più grossa: il destino della sinistra italiana.