SPORT

Maroni si arrabbia: Lo Monaco deferito per Mourinho

VIOLENZA
PIERANNI SIMONE,

Il mondo del calcio si riempie la bocca di parole e paroloni, proclami (mettere le celle negli stadi), divieti e deliri che occupano gli spazi morti tra una partita e l'altra, tra una polemica e un insulto. Dei dirigenti, mica dei famigerati ultras. Questo inizio settimana c'è un nuovo dilemma: è più grave parlare di fucili (e cannoni) o di bastonate sui denti? O ancora: è più ad effetto annunciare di lasciare il calcio a seguito della morte dell'ispettore Raciti a Catania o prendersela con un istrionico mister avversario? Nel calcio, e nel peggiore dei modi, arriva la questione morale che si trasforma in questione di stato in un batter d'occhio. Gli interpreti sono l'amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco (già ex dimissionario dopo l'omicidio Raciti, «così non ha senso continuare», disse) e il ministro dell'interno Roberto Maroni. Due vite e due strade diverse, che si incrociano sul tema calcistico o pseudo tale. I fatti da cui scaturisce la diatriba sono noti: Mourinho, nuovo mister dell'Inter, al termine della gara con il Catania vinta 2-1 dai suoi, gigioneggia sugli avversari. «Potevamo vincere 3, 4 o anche 5-1», dice serafico in conferenza stampa. Mourinho è il tipico personaggio irresistibile per gli estimatori, irritante per chi non ne comprende lo spirito presuntuoso, strafottente e destabilizzante allo stesso tempo. L'ad del Catania, sicuramente nero per una sconfitta giunta con due autogol uno più comico dell'altro, non prende bene le parole del mister lusitano: «Mourinho andrebbe preso a bastonate sui denti». Il giorno dopo si corregge. «Non volevo essere violento, meglio chiudergli la bocca col cemento». Dentro i peggiori bar sport questa affermazione sarebbe entrata e uscita dalle orecchie, tra brusii e battute, perché da che mondo è mondo cane che abbaia non morde. Ma se uno degli interlocutori è anche ministro dell'Interno le cose si complicano: «non ho titolo per parlare - ha introdotto Roberto Maroni - ma quando un dirigente dice cose simili, allora le istituzioni sportive dovrebbero intervenire e prendere delle decisioni. Mi sembra proprio che certe parole siano una istigazione alla violenza. E se le dichiarazioni che arrivano dall'alto sono queste - ha concluso Maroni - io non mi stupisco se poi qualche tifoso esagitato le mette in pratica». Collegamenti rischiosi. Lo Monaco a quel punto, come tra i galletti in una rissa che sembra disperdersi, non si è trattenuto, compiendo i passi per ritornare nel mezzo del casino. Prima se l'è ripresa con Mourinho: «o vince o si deve levare di torno fin da subito». Poi è tornato sulla filippica di Maroni: «non sono certo io il rappresentante di quel partito che urlava nelle piazze Roma Ladrona, ce l'ho duro, prenderemo i fucili . Queste frasi io non le ho mai dette e quindi mi sembra che la predica sia fuori luogo». Lo Monaco è stato deferito alla Disciplinare per incitamento alla violenza e il procuratore federale ha subito avviato un'inchiesta che tanto per quelle importanti è inutile stare lì a sbattersi. In sottofondo c'è il cappotto flemmatico e furbetto di Mourinho, dal quale tutto è partito. Un altro che non si tira indietro, ma che usa altre tecniche: «Che Monaco? Del Tibet? Io conosco il Bayern Monaco, il gran premio di Monaco. Lo Monaco non so chi sia, ma se mi sfrutta per farsi pubblicità deve pagarmi, come fa il mio sponsor».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it