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Il mundial dell'82, romanzo di formazione dell'identità nazionale

MARIO SOLDATI
NISIVOCCIA NICCOLO

Si può leggere come un piccolo e specialissimo romanzo di formazione, questo ah! il Mundial! di Mario Soldati (Sellerio, 2008, pp. 153, 11): come un romanzo di formazione scritto in fieri , in tempo reale, in presa diretta - piccolo nelle dimensioni e speciale per più d'un motivo. In verità, si tratta della raccolta degli articoli che Soldati scrisse come inviato del Corriere della Sera - su intuizione e richiesta del direttore di allora, il grande Alberto Cavallari - ai mondiali di Spagna del 1982; e già questo particolare basterebbe a rendere speciale il romanzo, perché era la prima volta che Soldati faceva l'inviato, perdipiù sportivo. Ma Soldati venne inviato in Spagna proprio nella qualità di scrittore: esonerato cioè dai doveri di cronaca e libero di raccontare il contorno che alla cronaca s'accompagna - il contorno umano, di costume, politico, letterario, culturale (e Giovanni Arpino fece la stessa cosa per La Stampa ).
Ma non è solo questo particolare a rendere speciali gli articoli qui raccolti: è anche, e più ancora, il fatto che si tratta di una raccolta dal respiro unitario e disteso, dal ritmo compiuto, come di rado accade alle raccolte di articoli scritti per i giornali, che normalmente non riescono a ripulirsi dell'inevitabile frammentarietà derivante dall'essere stati scritti, appunto, giorno per giorno, nell'imminenza o nell'immanenza degli accadimenti raccontati. Qui no: qui è quasi come se questi articoli fossero stati scritti ex post , per come si tengono e stanno insieme, nella loro successione che pure è semplicemente cronologica; è quasi come se Soldati li avesse scritti con il senno del dopo - come succede in quei rarissimi casi in cui si riesce a percepire il senso della Storia già nel momento stesso in cui la Storia si fa. E proprio questo è il primo profilo sotto il quale ah! il Mundial! acquista il carattere di vero romanzo di formazione: sotto il profilo della Storia, quale romanzo di formazione collettiva. Ha ragione Massimo Raffaeli, nella bellissima ed essenziale nota in calce al libro - essenziale anche al fine di collocare questa esperienza calcistica al posto giusto nella biografia privata e letteraria di Soldati: la vittoria italiana al mondiale di Spagna del 1982 è stata «un evento fondativo della identità nazionale», un evento di cesura fra un prima e un dopo (anche se questo dopo avremmo potuto forse immaginarlo diverso e migliore rispetto al presente che viviamo hic et nunc ).
Una cesura, in particolare, «grazie alla quale il sentimento di italianità sarebbe tornato plausibile e desiderabile nonostante la lunga infezione fascista». E di tutto ciò Soldati sembrava perfettamente consapevole, quando diceva ad esempio, nel momento esatto del trionfo: «Dirò una cosa che forse non dovrei dire: è, questa, la prima volta, dal lontanissimo (avevo dodici anni ma mi ricordo) 1918, durante la festa della vittoria '15-'18... che mi sento patriottico all'antica... Non c'è stato anche il 24 luglio? Non c'è stato anche il 25 aprile? Sì, senza dubbio: ma in queste due date certamente molto più gloriose, purtroppo l'Italia era ancora divisa, divisa dentro di sé. Oggi, non più». Ma non solo. ah! il Mundial! è anche un romanzo di formazione personale, intimissima: è la trasformazione, la maturazione e l'evoluzione di un sentimento, in Soldati, il quale parte dall'Italia non privo di un certo disincanto verso il mondiale come tale - cioè verso il mondiale come evento calcistico puro e semplice, al netto di implicazioni sociali e politiche - e si riscopre invece mano a mano pure capace di esultare come un bambino cui altro non interessa che il gioco per il gioco, fino a dire, dopo la vittoria sul Brasile: «Sono felice, ora: mi sento giovanissimo!». E nuovamente ha ragione Raffaeli, nel citare Javier Marías: al netto di tutto, il calcio è il recupero settimanale dell'infanzia.
Ed è questo, infine, un terzo profilo sotto il quale ah! il Mundial! può essere letto come un romanzo di formazione: il romanzo di formazione di tutti noi, o quantomeno di chi ha avuto la fortuna di esserci, all'epoca di quel mitico mundial , e magari era un bambino o un adolescente - per il quale molto sia cominciato da lì.

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