CULTURA & VISIONI

La lunga preparazione di Giochi perfetti. Ma fatti e visti sotto una campana di vetro

PECHINO Il day after e il coro «positivo» di stampa e media occidentali
PIERANNI SIMONE,PECHINO

La Cina è di nuovo al centro del mondo: Olimpiadi perfette e incredibili, tanto da chiedersi quanto si è disposti a credere di quanto visto. Non solo sportivamente, perché l'esperimento cinese è stato il risultato di uno sforzo strategico di lungo periodo, su cui si sono innervati aggiornamenti quotidiani. L'arte di arrangiarsi tutta cinese si è inserita in un discorso temporale lungo, anni di preparazione, dando vita a Giochi irraggiungibili sotto tanti punti di vista. E se nello sport ci si domanda quanto siano autentici alcuni record, in altri ambiti ci si chiede cosa siano state le due settimane olimpiche e cosa succederà da oggi in poi.
La Cina rischierebbe una sorta di down emotivo, economico e sociale, si è detto, oppure potrebbe fare sua l'esperienza positiva e gratificante, decidendo di modificare alcune strategie geopolitiche e interne, o ancora, invece, rafforzare il proprio concetto di centralità mondiale (del resto Cina, Zhong Guo, significa proprio Terra di Mezzo). David Shambaugh, sinologo della Washington University, ritiene che le Olimpiadi scandiscano la fine simbolica del centenario delle umiliazioni per i cinesi, iniziato con le guerre dell'oppio, rafforzando l'idea nei governanti di Pechino che sia giunto il momento di cedere su qualche punto controverso, ottenuta una sorta di parità, finalmente, con l'Occidente. Riconosciuto da tutti, il successo agostano pechinese potrebbe invece invitare i governanti cinesi attuali e quelli che succederanno, a pensare che la macchina funziona e non va ripensata : va, si mostra, esibisce perfezione, è gratificata perfino dai critici occidentali. Perché cambiarla?
In due settimane la Cina ha racchiuso i suoi millenni di storia e sette anni, da quando cioè Pechino venne scelta come sede olimpica, in un rush finale che non è durato qualche mese, bensì anni. Costruzioni, corsi, volontari, abitudini, piani del traffico, del clima, impianti, palazzi, rasare al suolo, gestire conflitti sociali, fare finta di niente sui diritti umani, raccapezzarsi e riconciliarsi con se stessi e il mondo durante una danza schizoide della fiaccola: e il Tibet e lo Xinjiang e i dissidenti. In due settimane la macchina organizzativa cinese ha raccontato e invitato a vedere una Cina, come fosse astratta dal resto del mondo e dalle ultime cronache. Una campana di vetro in cui non sono rimbombati né i dissidi interni, né quelli esterni: della questione georgiana quasi non si è avuta eco, figurarsi di arresti, imprigionamenti e repressione interna. Qualcosa che è passato è diventato un corollario di colore, come la vicenda delle due vecchiette ottantenni condannate a un anno di rieducazione. La Cina ha condotto per mano i cronisti e tutti quanti a vedere quella parte preparata con attenzione per anni: i fuochi, i volontari, gli impianti perfetti, il traffico ridotto e perfino il sole. Anche perché il racconto olimpico extrasportivo cinese è giunto sempre dalla stessa parte: dal Bocog, il comitato organizzatore di Pechino, o dalla stampa cinese. Nessuna versione di questi anni da parte dei cittadini sfrattati, di quelli nascosti, di quelli arrestati o di quelli considerati pericolosi. E la luce perfetta, si sa, miete vittime anche tra i più attenti osservatori. E mentre la Cina celebra la propria grandezza, Pechino e i pechinesi tornano al loro andazzo quotidiano, vagamente nascosto durante il periodo più frenetico delle olimpiadi. Un po' anarcoidi e arruffoni i cinesi torneranno a fare e disfare per sopravvivere alla propria crescita, procedendo verso la propria corsa all'innovazione, dopo anni di copia e incolla di modelli sociali, comportamenti, brand. Le Olimpiadi, lato economico, sono già sistemate: vendute tutte le case costruite, sulla pelle di altri, già deciso l'uso pubblico a prezzi popolari del Cubo d'Acqua e l'uso calcistico e per happening atletici del Nido d'Uccello. Un po' di turismo e musei per altre strutture e la zona, isolata da strade drammaticamente vuote in questo day after, cercherà una propria vita all'interno della metropoli.
Se il bilancio occidentale finale finisce per esaltare la Cina, sottolineando alcuni punti interrogativi posti per l'immediato futuro, altre visioni della storia tentano di emergere. Il Congresso Mondiale degli Uiguri, l'etnia di maggioranza della regione dello Xinjiang, ha denunciato che nelle ultime due settimane le forze di sicurezza cinesi hanno arrestato 500 uiguri. Secondo le notizie fornite dall'organizzazione, le famiglie degli arrestati non sanno nulla sul luogo di detenzione. La ong Human Rights Watch ha sottolineato che la popolazione cinese ancora oggi continua a pagare un alto prezzo finanziario, ambientale e sociale dovuto all'organizzazione delle Olimpiadi. A partire dal 2001, infatti, circa un milione e mezzo di residenti a Pechino sono stati allontanati con la forza per lasciare spazio alle strutture olimpiche, spesso ricevendo in cambio un piccolo o nessun risarcimento. Circa 200 milioni di metri cubi di acqua sono stati utilizzati per rinverdire Pechino, che si trova ai margini del deserto.
Contraddizioni, realtà e finzione, come nella cerimonia inaugurale. E per i cinesi è l'ennesima dimostrazione della propria capacità di dire e non dire, parlare e alludere, mostrare e nascondere. Altrimenti finisce che tutti potrebbero capire la Cina. E arginarla.

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