PECHINO 2008

Quattro arresti e proteste che non sono permesse

PECHINO
PIERANNI SIMONE,

Nei tre parchi designati come luoghi di proteste permesse, ancora non si è visto nessuno. Alcune contestazioni sono avvenute in giro per la città, ad opera dell'organizzazione «Students for a free Tibet». L'ultima in ordine di tempo ieri: 4 arresti per avere esposto uno striscione illuminato da luci, con la consueta scritta, Free Tibet. A parte loro, nient'altro. E non che le richieste siano mancate: è che le autorità di polizia di Pechino possono valutare le domande e la documentazione e decidere di non dare il permesso, per i motivi più vari. Secondo il direttore esecutivo del Bocog, Wang Wei: «molti di questi casi sono state risolti grazie al dialogo e alla mediazione, perché la cultura cinese predilige l'armonia». Non la pensano così tanti cinesi che avrebbero voluto provare l'ebbrezza di manifestare in occasione di una vetrina mondiale. Le prime giustificazioni sono state usate contro i cittadini che giungevano da altre province: per protestare bisogna essere residenti pechinesi. E' capitato così che ad alcuni genitori i cui figli sono stati uccisi dal terremoto che ha messo in ginocchio la regione del Sichuan, non è stato permesso neanche di partire da Chengdu, il capoluogo della regione. Altri genitori, invece, avrebbero deciso di aspettare tempi migliori: non vogliono mettere in pericolo l'immagine della Cina proprio nel momento di massimo splendore olimpico.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it