CAPITALE & LAVORO

Rallentano nel 2007 Tanta edilizia, poca tecnologia

ITALIA/INVESTIMENTI
ROMANO ROBERTO

La serie storica Istat degli investimenti dal 1970 al 2007 conferma l'anomalia del sistema economico italiano. Gli investimenti delle imprese in generale dovrebbero avere il segno dell'anticiclicità per rispondere alla crisi del proprio settore, ma in Italia hanno il «difetto» di inseguire il ciclo economico: un segnale di «paura» del mercato. Quando il sistema economico cresce allora si realizzano nuovi investimenti; quando il mercato è stagnate gli imprenditori italiani li rimandano. La stessa composizione degli investimenti richiama le ben note difficoltà dell'economia italiana. Facendo cento il totale degli investimenti fissi lordi tra il 2005 e il 2007, le costruzioni rappresentano quasi il 48% mentre quelle che incorporano un più alto valore aggiunto si posizionano significativamente molto al disotto: 2,7% gli apparati per le telecomunicazioni, 3,3% software. Le macchine e attrezzature sono prossime al 26%, più o meno il peso del settore manifatturiero nell'insieme dell'economia italiana.
Nel 2007 gli investimenti sono cresciuti dell'1,2% in termini reali, in calo rispetto al 2006 del 2,5%, ma occorre sottolineare che quest'ultimo anno è stato interessato da una certa crescita economica, a conferma che gli investimenti del sistema produttivo sono sempre prociclici. Questo comportamento è particolarmente visibile nel settore industriale: 0,9% nel 2007 contro un 5,2% nel 2006. Nel 2007 il settore dei servizi manifesta un ruolo di rilievo con 11.000 euro per addetto, così come per l'industria, ma la produttività del capitale in questo comparto è molto bassa. Non solo per i servizi alle persone (scontata), ma quella alle imprese in particolare. L'ultimo rapporto Cnel evidenzia la bassissima produttività del comparto, mentre in quasi tutti i paesi europei si osserva un beneficio dall'introduzione dell'innovazione tecnologica. Se consideriamo che il settore dei servizi contribuisce alla crescita dello stock di capitale in misura pari al 77,6%, possiamo comprendere la sofferenza del settore e in parte perché il paese fa fatica a crescere. Rimane comunque stabile la crescita dello stock di capitale per tutto il sistema economico, 1,6% nel 2007 contro 1,7% del 2006. E' importante anche la stabilità fatta registrare dal settore industriale, mentre il calo dell'agricoltura è fisiologico, anche se occorre osservare il settore con attenzione in considerazione della «mutazione» di parte della destinazione finale della produzione da alimentare a bene intermedio (biocarburanti).
Il rapporto istat mostra l'anomalia del sistema italiano anche se servirebbe una comparazione con i principali paesi di area euro per una ulteriore conferma. Rimane la sensazione di un sistema che preferisce importare tecnologia invece che realizzarla. Diversamente non si spigherebbe la modesta attenzione negli investimenti con medi-alto contenuto tecnologico.

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