POLITICA & SOCIETÀ

La Sapienza sta con gli studenti

RUSSO SPENA GIACOMORoma

È in corso l'assemblea dei collettivi studenteschi, quando una ragazza strappa il microfono di mano all'amica, bramosa di leggere il comunicato appena arrivato: «L'università - riferisce - sta esaminando la possibilità di costituirsi parte civile nei procedimenti giudiziari che riguardano fatti che hanno danneggiato la vita accademica». Sono le 18, il prorettore Luigi Frati fa uscire questa circolare, sposando in toto la ragione dei collettivi. «Grande risultato politico», dice qualcuno, consapevole che quel «sta esaminando» è solo una precauzione, data l'assenza momentanea del rettore Guarini: «E' stato contattato telefonicamente a Mosca e anche lui è d'accordo», esclamano.
Almeno alla Sapienza cade il teorema della rissa e degli opposti estremismi: «La mobilitazione dal basso - dichiara Francesco della Rete per l'autoformazione - ha spinto le istituzioni a prendere una posizione chiara e netta». Nessun isolamento quindi dei collettivi, che ora hanno dalla loro parte un bacino di consenso che si vogliono tenere stretto. E intanto oggi sono pronti a un'altra giornata di mobilitazione con un presidio a Lettere, alle 8, «nel caso si dovessero presentare i fascisti» e dopo, alle 11, con un corteo per le vie di San Lorenzo, «per chiedere la liberazione immediata del nostro compagno».
Manifesti ovunque, anche sulla statua della Minerva, scritte sui muri contro il preside di facoltà che aveva autorizzato l'iniziativa di Forza Nuova, «Pescosolido dimettiti», tazebao che parlano di lotta alla xenofobia e di «agguato squadrista». I collettivi, in agitazione da giorni, hanno messo un altro tassello nei propri percorsi di «conflitto»: l'assemblea pubblica ha visto la presenza di centinaia di studenti, interessati alla discussione e pronti a intervenire. «E' un grande successo - dichiara Giorgio dei coordinamenti dei collettivi - Le nostre pratiche antifasciste non sono le politiche di violenza o l'uso delle spranghe ma la democrazia dal basso, la partecipazione e le lotte sociali. Per questo non ci sono fascisti all'università». Poi si rivendica il «diritto di difesa» in caso d'attacco subito.
Intanto si susseguono gli interventi. C'è interesse, malgrado il caldo afoso. Non si ha la sensazione di assistere a un'assemblea antifà vecchio stampo: sono quasi tutti giovanissimi e le presenze esterne all'ateneo pressoché inesistenti, solo qualche centro sociale capitolino. Si vuole ristabilire l'«unica verità»: nessuna rissa, «siamo stati attaccati da squadracce fasciste di Forza Nuova». Uno studente di Lettere, Alioscia, chiede di non fare nessun parallelismo col passato: «Quello di oggi è un movimento d'estrema destra con forme di organizzazione nuove. E' folle cercare un nesso tra questi fatti e quelli di trent'anni fa». Poi si ricordano le aggressioni xenofobe dell'ultimo periodo in città, con l'escalation dell'era Alemanno, reo «con le sue politiche securitarie di legittimare un clima politico e culturale fertile agli squadristi». Che prima colpivano esclusivamente di notte ma che ora agiscono in pieno giorno. Come nel caso della Sapienza.
Anche Veltroni, per i collettivi, ha le sue responsabilità con la sua politica dell'equidistanza. Ma gli interventi più attesi sono quelli istituzionali che per l'occasione non tradiscono.
Il prorettore Frati inizia male, difendendo Alemanno, che «ha una storia non proprio vicina alla nostra», ma «ha condannato apertamente la xenofobia di queste persone». A quel punto viene interrotto dalle urla di alcuni ragazzi. Poi il prorettore si guadagna la stima della platea, prima rivendicando la revoca dell'autorizzazione del convegno di Fn («questi soggetti non posso prendere parola all'interno dell'università»), poi invitando gli studenti «alla vigilanza democratica» nel caso oggi si dovessero far vivi i fascisti. Applausi. Ma anche il presidente di Scienze Umanistiche Antonelli non sfigura: «Dobbiamo distinguere tra aggressori e aggrediti. Questo è il vero nocciolo della faccenda».
L'entusiasmo monta tra gli studenti che visto l'appoggio accademico provano a rilanciare. «Fuori Forza Nuova dagli atenei, è un partito incostituzionale», dicono. Stanno preparando un appello da far circolare in tutte le università, perché determinate ideologie non abbiano cittadinanza in «luoghi di produzione culturale e sapere critico».
Finita l'assemblea, qualcuno va a riposare, conscio di dover fare un altro sforzo organizzativo per oggi: prima il presidio a Lettere poi il corteo. «Non sarà una manifestazione di duri e puri - spiega uno studente - ma un momento comunicativo con il resto dell'ateneo e con la città». Comunque una mobilitazione «determinata»: «Pretendiamo subito la liberazione di Emiliano».

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