CULTURA

Frammenti di una comunione

Il libro
SCARLINI LUCA,

La relazione intellettuale, amorosa, amicale tra Ingeborg Bachmann e Hans Werner Henze si svolse principalmente sullo sfondo dell'Italia, dove avevano vissuto dall'inizio degli anni '50, spesso insieme, poi separati, tornando periodicamente nei rispettivi paesi di origine, Austria e Germania, che amavano sempre meno, pur non mancando di impegnarvisi politicamente quando veniva loro richiesto. Numerose sono le lettere che si intrecciano tra varie destinazioni del mondo e che spesso adottano lingue diverse, anche all'interno della stessa lettera, passando dal tedesco nativo, al francese, all'inglese, ma soprattutto usando l'italiano, declinato secondo modi e forme del tutto personali.
Le Lettere da una amicizia vengono ora tradotte in italiano da Francesco Maione per la Edt (a cura di Hans Höller, pp. 312, euro 29.00) e tra queste pagine, oltre alle vicissitudini di una storia d'amore contrastata, tra proposte matrimoniali impossibili, dichiarazioni di amicizia eterna, complicate gestioni di appartamenti a Napoli, si svolge la cronistoria dei lavori che hanno unito Bachmann e Henze in una comunione anche estetica. La loro collaborazione ebbe inizio dopo un incontro, alla fine degli anni '40, a uno dei convegni che andavano segnando la rinascita postnazista del mondo culturale germanico. Henze si andava intanto sempre più affermando, prendeva forma il balletto tratto dall'Idiota di Dostoevskij, che avrebbe avuto la coreografia della russo-berlinese Tatiana Gsovsky, poi la musica per il radiodramma Le cicale e le magnifiche arie per orchestra dal titolo Nachststücken, vera e propria reinterpretazione radicale del genere «notturno».
Dalla scrittura dei libretti di Ingeborg Bachmann e della musica di Hans Werner Henze nacquero, tra l'altro, le due opere liriche ispirate a episodi capitali del Romanticismo tedesco, Il principe di Homburg e Il giovane Lord, tratte rispettivamente dal dramma di Heinrich von Kleist dedicato al dissidio insanabile tra vita e sogno e dalla fiaba sarcastica di Wilhelm Hauff, in cui uno scimmione educato da un misantropo a vivere tra gli uomini seduce e porta alla rovina la high society di un noioso luogo di provincia.
Ancora più emblematico della comune rivisitazione di un immaginario classico è il clamoroso balletto Undine, messo in scena da Frederick Ashton con Margot Fonteyn, in cui compare la protagonista della squisita favola ottocentesca di La Motte-Fouquè, da cui Bachmann trasse ispirazione anche per Ondina se ne va, dove racconta il destino di sconfitta della infelice sirena-bambina, sospesa nei suoi sogni, eppure risoluta a difendere la propria individualità. L'incipit è infatti quello di una invocazione che è anche una invettiva, strutturata in una scrittura da poema in prosa: «sono sott'acqua (...) E lassù passa uno che odia l'acqua e odia il verde e non capisce, non capirà mai. Come io non ho mai capito. Ormai muta, quasi sentendo ancora il richiamo. Vieni, una volta sola. Vieni!». E, ancora, dalla complicità del musicista e della scrittrice vengono fuori epiteti scherzosi, soprannomi, rimandi, come quello a Zerbinetta, il personaggio della Arianna a Nasso di Strauss evocato per la Bachmann, oppure giudizi poetici proiettati sul contesto musicale, come quello che Henze pronunciò riferendosi al romanzo Malina: «è la tua decima sinfonia di Mahler», disse alla sua compagna.

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