Il luogo comune vuole che il secondo film, dopo un esordio di successo, sia il passo più difficile. In questo senso i fratelli Wachowski seguono un percorso anomalo. Dopo l'esordio di Bound, torbido inganno (passato quasi inosservato), hanno sfoderato la trilogia Matrix (successo planetario, con videogame al seguito). Ora però dovevano inventare qualcosa di nuovo, quasi si trovassero di fronte al loro secondo film. E lo hanno fatto: Speed Racer. Un film, per dirla con Albanese, che sta al cinema come la visione stereoscopica a Polifemo. Sì certo, c'è una storia, quella di Speed, rampollo di una famiglia, futuribile al punto da costruirsi nel box le proprie auto da competizione. Ma con babbo vecchio stile, che non esita a litigare con il primogenito Rex, che se ne va e morirà in gara. Quindi rimpianti. Ora tocca a Speed, babbo non ricommetterà lo stesso errore, però devono confrontarsi con una corporation che tutto controlla e vorrebbe inglobare anche la scuderia fatta in casa e il talento di Speed. Usando ogni mezzo. Ci sono anche attori nel film: Emile Hirsch, che ha abbandonato la ricerca di sé di Into the Wild, per avventurarsi coi Wachowski, Susan Sarandon madre trepidante, il grande John Goodman babbo pieno di rimorsi che sembra però uscito dai Flintstones, Christina Ricci tirata a lucido e soprattutto, a dimostrazione di quanto contino gli interpreti il piccolo Paulie Litt come fratellino minore sempre affiancato da uno scimpanzé cui spetta il compito di far ridere. Tutti sono immersi in immagini sintetiche, ipercolorate, nevrotiche. Speed Racer è un videogame senza possibilità di interagire, quindi piuttosto noiosetto, e non è detto che i bimbi, cui sembra volersi rivolgere, possano rispondere con entusiasmo.
Siamo davvero in una dimensione che va oltre il film, in un territorio in cui il cinema è sparito, disintegrato per diventare altro da sé, dove conta solo l'esasperazione, rumori roboanti, colori saturati e le storie prosciugate. Forse il fumetto di Tatsuo Yoshida, da cui è tratto, poteva avere i suoi motivi di interesse, ma adattato e enfatizzato per il grande schermo tutto si smarrisce. I Wachowski sono stati risucchiati nel grande nulla, il mondo fittizio in cui tutto è preordinato e contro il quale aveva combattuto Neo-Reeves nei vari Matrix.