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Da oltre un mese sull'occupazione della ex caserma Donati di Sesto Fiorentino abbiamo sentito di tutto e di più. Oggi un quotidiano riporta l'ennesima «personalizzazione» di un problema serio, concreto, purtroppo reale. L'attacco personale contro un esponente del Movimento per la casa è figlio di una cultura da servizi segreti della Russia stalinista. Si attacca per coprire altre verità. Tutto questo alla vigilia di uno sgombero annunciato. Succede così che non si parla più delle 200 donne, uomini e bambini che non si coprono dietro Lorenzo ma che esistono davvero: lavorano, vivono e sono parte integrante del nostro territorio. Sono «precari sottopagati», rischiano la vita nei cantieri, ma tutto questo nella degenerazione del delirio securitario non importa più. Non si parla più del destino delle strutture militari e della stessa caserma Donati. Si nasconde il passato per cancellare il presente. E per evitare, furbescamente, il futuro. Vi ringraziamo perché per oltre un mese siamo stati famosi. Non abbiamo mai avuto, noi «soggetti invisibili», mai così tanta fama in vita nostra. Vi ringraziamo perché avete restituito un senso a una vita fatta di stenti e di fatica. E al contrario di quello che pensate è stato proprio Lorenzo a chiederci di non personalizzare mai le vicende legate ai nostri diritti. A spiegare a tutti e tutte che la degenerazione del «mercato » aggredisce intere popolazioni. Non è di destra e neppure di sinistra. È l'attuale struttura di società contro cui ci battiamo. Oggi ci sgomberate perché sapete che abbiamo riconquistato qualche punto in classifica. Siamo stati in piazza il 25 Aprile. Non solo per ricordare la generosità di decine di migliaia di uomini e donne che hanno combattuto per la libertà del nostro paese. Anche per rinnovare l'impegno antifascista, proprio oggi che la cultura della sicurezza e della caccia al «diverso» produce fatti come a Verona. E come a Sesto Fiorentino, con le molotov che sono state lanciate contro uomini, donne e bambini. Siamo stati in piazza il Primo Maggio perché i lavoratori romeni sono i primi a rischiare la vita nei cantieri, con ditte di subappalto, con salari di fame, con ricatti e vessazioni, senza diritti sindacali. Alcuni ci guardavano male, molti altri ci applaudivano, e tanti cittadini sestesi hanno cominciato a ragionare con la loro testa. In poco più di 40 giorni nessun rappresentante dei partiti ha espresso qualche forma di solidarietà con gli occupanti. Tuttavia negli ultimi giorni alcuni circoli Arci hanno cominciato a invitarci a organizzare serate proprio nelle Case del Popolo, nate dal mutuo soccorso e dalla solidarietà. L'Istituto Ernesto de Martino ha ospitato la banda musicale dei romeni il Primo Maggio. I volontari del canile di Sesto ci hanno espresso la loro solidarietà, insieme a tante altre persone. Tutto questo cominciava a farvi paura. Ma noi torneremo presto a Sesto Fiorentino, per far vincere la cultura della solidarietà e dell'uguaglianza. E lasciate in pace Lorenzo, se avete bisogno di attaccarci direttamente fatelo su fatti concreti, non sulla denigrazione psicologica delle persone che comunque sono a noi vicine.