CAMERA OSCURA

Erano portaborse, sono onorevoli

CHIRICO DANILO, LUPOLI RAFFAELE,

Prima del voto c'erano i «derogati», quelli che avevano superato il tetto delle tre legislature e hanno presentato il curriculum per fare un'eccezione. Ora che le Camere si nono riunite è la vota degli «optati», i primi non eletti che entrano in Parlamento grazie alle scelte dei capolista presenti in più circoscrizioni. Al Senato in Piemonte la già senatrice leghista Rossana Livia Boldi ha preso il posto di Roberto Calderoli: il dentista lascia il posto a una specialista in ortodonzia. In Friuli Calderoli passa la mano a Mario Pittoni, giornalista, responsabile del foglio d'informazione Lega Nord Flash. Mentre optando per la Liguria Roberto Castelli consente l'ingresso in Parlamento a Irene Aderenti, candidata in Lombardia. L'insegnante di Castiglione delle Stiviere (Mantova) è da poco impegnata in politica con l'associazione delle donne padane. Castelli ha lasciato il posto in Emilia Romagna ad Angela Maraventano, la leghista lampedusana che tanto ha fatto parlare di sé, festeggiatissima nella piccola isola. Per Italia dei valori invece, Giampiero De Toni prende il posto di Giuseppe Astore che ha optato per il Molise. Già sindaco di Edolo per due legislature e presidente della comunità montana di Valle Camonica, dopo la mancata elezione di due anni fa al Senato, De Toni era entrato nello staff di Antonio di Pietro. In Puglia, ancora lista Idv, l'ortopedico brindisino Giuseppe Caforio prende il posto di Felice Belisario che ha scelto la Basilicata. Nella stessa regione, sempre al Senato, la presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Maria Antezza in Papapietro, è eletta con il Pd grazie a Nicola Latorre che ha preferito la Puglia. Nel Lazio, torna nelle aule parlamentari Vincenzo Vita al quale Franco Marini consegna il posto scegliendo l'Abruzzo. Sempre per il Pd, arrivano a Palazzo Madama Maria Francesca Marinaro (grazie ad Anna Finocchiaro che ha optato per l'Emilia Romagna) e Roberto Di Giovampaolo (per l'ex vicesindaco di Veltroni Maria Pia Garavaglia che ha scelto il Veneto). In Veneto, Giancarlo Galan del Pdl (che rimane presidente della Regione) cede il posto a Piero Longo.

Chi entra e chi esce
Anche a Montecitorio la roulette delle opzioni serve a rimettere in sesto gli equilibri interni a partiti e coalizioni. A chi resta fuori, come sempre si penserà quando si dovranno dare nomine in enti e municipalizzate o al momento di scegliere candidati elle europee o alle amministrative. Alla Camera in Lombardia 1 rientra l'avvocato Pierluigi Mantini al posto di Veltroni. Mentre in Lombardia 2 viene ripescato Luca Volonté (al posto del segretario Cesa) ed entra il giornalista di Libero nonché agente dei servizi segreti Renato Farina, alias Betulla, al posto di Gianfranco Fini. In Friuli sempre fini consente il ritorno di Manlio Contento. In Puglia viene ripescato Pino Pisicchio, che subentra a Di Pietro, mentre in Basilicata l'opzione di Fini fa entrare Giuseppe Moles, già portavoce di Antonio Martino. In Calabria rientra Mario Tassone al posto di Casini, mentre in Sicilia due l'opzione di Cesa fa ripescare Giuseppe Drago. Infine Luca Barbareschi, candidato in Sardegna per il Pdl, entra alla Camera grazie all'opzione di Berlusconi per il Molise. Poi c'è il caso di Annagrazia Calabria, che in un colpo solo prende il posto che doveva essere di Alemanno e diventa la deputata più giovane strappando il primato a Daniela Cardinale, figlia dell'ex ministro delle Poste Totò. Anche la neoparlamentare del Pdl ha un papà e uno zio di quelli che contano: si tratta rispettivamente di Luigi Calabria, direttore Finanza di gruppo di Finmeccanica e di Carlo Calabria, european head of M&A di Merrill Lynch. La praticante avvocato Annagrazia, già presidente della commissione Politiche giovanili di Forza Italia, va ad ingrossare le fila degli uomini, e donne, di legge presenti in Parlamento. Per un primo non eletto che entra, ce n'è uno che esce: si tratta dell'ex senatore Pd Francesco Ferrante, che lascia il Parlamento perché Rutelli perso il Campidoglio si trasferisce a Palazzo Madama. Una rinuncia di tutt'altro tipo, quella di Roberto Formigoni che resta in Lombardia per ricandidarsi alla guida della Regione, riporta invece al Senato Riccardo Conti, bresciano classe 1947, che è stato braccio destro di Buttiglione all'Udc, poi ha seguito Follini nell'Italia di mezzo fino a un attimo prima della fiducia a Prodi e dell'ingresso nel Partito democratico. Il passaggio al Pdl lo ha riportato a Roma: stavolta ha scelto il cavallo vincente.

Da delfini a onorevoli
Ma tra i 100 i senatori al primo incarico parlamentare e le oltre 300 matricole di Montecitorio ci sono anche tanti uomini e donne già abituati ad orientarsi nel dedalo di stanze e corridoi delle Aule parlamentari. Sono quelli che il libro «Onorevoli figli di» definisce il delfinarium dei partiti: colonnelli, portavoce, portaborse, segretari e affini. Professionisti o primi della classe nelle scuole di partito, dopo anni di precariato (ma ben pagato) e dedizione al parlamentare di turno ora coronano il sogno di occupare un osto nell'emicilo. È il caso, fra gli altri di Roberto Rao, che ha seguito Pierferdinando Casini come portavoce dal Ccd all'Udc, dalla presidenza della Camera fino all'ultima candidatura a presidente del consiglio. Per lui l'onore è doppio perché e stato braccio destro del portavoce che più di tutti ha fatto carriera: Casini è stato assistente di Arnaldo Forlani, il cui figlio peraltro è stato candidato senza successo proprio dall'Udc. Le candidature degli assistenti hanno fatto andare su tutte le furie il popolo dei blog e buona parte degli attacchi è rivolto al ticket democratico Veltroni-Franceschini. Il leader del Pd s'è portato dietro Vinicio Peluffo, suo capo segreteria, ed ex leader nazionale della Sinistra giovanile, e Walter Verini, suo capo di gabinetto al Campidoglio eletto in Umbria. Ci aveva provato, in un primo momento, il leader del Pd a tenere fuori dal Parlamento il costituzionalista (e suo ghost writer) Stefano Ceccanti. Acuto commentatore delle riforme costituzionali, Ceccanti è allievo di Augusto Barbera e docente alla Sapienza. Anche a lui, e all'altro neo-deputato Salvatore Vassallo, si deve il primo progetto di riforma elettorale del Pd. C'era rimasto molto male per la discriminazione, Ceccanti. Per lui, cattolico e tra i fondatori degli ormai disciolti Cristiano-sociali, le porte di Palazzo Madama si sono schiuse solo dopo l'abbandono di Pietro Larizza. È il moderato numero due del Pd Dario Franceschini che ha però la performance migliore. «Su tre dei suoi portaborse, Franceschini ne ha piazzati tre», lo ha attaccato Peppino Caldarola dalle pagine del Giornale . Il 100 per cento del risultato. E così a dare una mano al numero due del Pd, promossi al grado di parlamentari della Repubblica, ci sono l'attuale direttore della struttura nazionale del Pd Alberto Losacco, caposegreteria di Franceschini quanto era presidente dei deputati dell'Ulivo, l'attuale capo della segreteria Antonello Giacomelli, eletto in un posto blindato come la Toscana e Piero Martino, ex giornalista de Il Popolo eletto in Sicilia e portavoce del numero 2 del Pd. Cooptazione? Il vice di Veltroni ha prontamente rintuzzato gli attacchi. «Sono critiche ingenerose - ha spiegato - perché nella vita politica le via d'accesso partono o dal territorio o da impegni nazionali. Dagli staff provengono Casini o Bonaiuti, o anche Andreotti, che era un collaboratore di De Gasperi, persone che hanno scritto la storia dei loro partiti o dell'Italia». Ubi maior...

I nipotini di Prodi
Anche il «nonno ritrovato» Romano Prodi prima di uscire dal Palazzo ha voluto lasciare un posto in Parlamento a un manipolo di donne e uomini di strettissima osservanza: portavoce, consulenti, collaboratori. Da Silvio Sircana, portavoce senza voce ufficiale, all'esperto di editoria (già sottosegretario di Prodi) Rick y Levi, fino alla capoufficio stampa di Palazzo Chigi, la bolognese (ex giornalista della Dire ) amica della consorte Flavia, Sandra Zampa. In Parlamento tornano anche Sandro Gozi, che era nel gabinetto di Prodi presidente della Commissione europea, e il saggio Mario Barbi. Un altro prodiano di ferro, il ministro della Difesa uscente Arturo Parisi, ormai promosso, ha avuto anche lui diritto a piazzare il suo braccio destro Pierfausto Recchia, eletto alla Camera nella circoscrizione Lazio 1. 2/fine

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