POLITICA & SOCIETÀ

Pizzo, appalti e pentiti. Giallo a Gela

PECORARO ALFREDO,Gela (Caltanissetta)

Pizzo, appalti, immondizia e pentiti: sono gli ingredienti di una vicenda complicata, che ha come scenario Gela, la città del petrolchimico, dove il sindaco, Rosario Crocetta, da anni combatte una dura battaglia contro Cosa nostra. Sette imprenditori da tre giorni sono barricati sopra il tetto della palazzina, dove ha sede l'Ato Ambiente CL2, la società d'ambito che controlla il sistema dei rifiuti nella fascia sud della provincia di Caltanissetta. Alla società gli industriali, raggruppati nell'associazione d'impresa Ecocet, contestano di avere «confezionato» il bando per l'affidamento del servizio per lo smaltimento della spazzatura in modo da escludere il loro raggruppamento. In ballo non ci sono solo 22 milioni di euro, il valore della gara. Gli imprenditori esclusi da sette anni gestiscono il servizio e sono gli stessi che hanno denunciato i propri estortori, determinando l'avvio di un processo ancora in corso contro il racket. Ora però si sentono isolati. Al loro fianco si è schierato il sindaco Crocetta, ma anche la Cgil, la Legacoop e le associazioni antiracket, che appoggiano la richiesta della Econet di annullare la gara e di riscrivere il bando.
Il sindaco e gli imprenditori sono convinti che l'ecomafia stia tentando di controllare uno degli appalti pubblici più ricchi della zona. Sotto accusa ci sono le regole del bando, aggiudicato quattro giorni fa: ai partecipanti veniva chiesta una «capacità tecnica» di 21 milioni e 600 mila euro, pari all'ammontare della base d'asta dell'appalto. Ciò ha provocato l'esclusione degli imprenditori uscenti, che non potevano arrivare a quella cifra, anche perché, dicono, «avendo denunciato di essere vittime del pizzo, non abbiamo trovato altri soci disposti a mettere i propri capitali». Tra i criteri più contestati c'è l'affidamento per due anni del sevizio, con una proroga di altri due anni ma solo se la quota di raccolta differenziata raggiungerà il 50%, oggi è intorno al 5%. Quindi, a dire degli esclusi, impossibile.
L'unica a partecipare alla gara è stata una ditta di Rozzano (Milano), collegata a una impresa di Gela, che ha vinto il bando con un ribasso dello 0,01%. Negli ultimi mesi la storia della Econet è al centro del processo aperto in seguito all'inchiesta che ha svelato il giro di estorsioni attorno alla raccolta dei rifiuti nella provincia nissena. Secondo alcuni pentiti, ascoltati a Firenze, gli imprenditori avrebbero trovato la forza di ribellarsi al pizzo dopo avere pagato per anni la tangente alle cosche. In cambio del denaro il clan di Gela avrebbe tenuto alla larga altre ditte dall'appalto per il servizio.
L'Econet ha annunciato il ricorso al Tar, mentre gli imprenditori barricaderos aspettano risposte dalla Prefettura, che sta seguendo la vicenda. Oltre all'annullamento della gara, l'Ati chiede all'Ato rifiuti CL2 il pagamento di somme arretrate pari a 6 milioni e denuncia il rischio che vengano perduti cento posti di lavoro.

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