AL VOTO

Tra i gay tra applausi e fischi

Bertinotti
SETTE GIACOMORoma

Non è stata una passeggiata per Fausto Bertinotti. «Ma è evidente - ammette - che un confronto tra forze politiche e movimenti non può essere privo di contrasti, anche violenti». Alla fine raccoglierà applausi (tanti) e solo pochi fischi. Il primo confronto pubblico tra il candidato premier della Sinistra arcobaleno con la comunità omosessuale e trans (Mit, Arcigay, Arcilesbica le principali) segna il cammino della costruzione del nuovo soggetto. «Questo incontro è un tentativo di ascoltare dal basso», sottolinea positivamente Rossana Praitano, presidentessa del circolo romano Mario Mieli che ospita la discussone, perché «il movimento gay è stanco». «Il governo Prodi - continua Praitano - è stato un non governo nei confronti delle persone glbt: un'occasione persa. Il risultato? Gli omosessuali italiani hanno perso fiducia nella politica». Una delusione che non risparmia la sinistra: le viene attribuita la responsabilità di non aver messo paletti, per lo spauracchio della caduta del governo. E di non esser stata capace di rappresentare in parlamento le esigenze del movimento.
«Ammetto - dice Bertinotti facendo autocritica - che sui Pacs e altre questioni siamo stati sconfitti». Ma ora inizia una nuova fase. Si torna all'opposizione. Si tenta di costruire una nuova sinistra «unita e plurale» capace di confrontarsi con tutto l'associazionismo. E l'incontro con la comunità lgbt diventa un obbligo. «Il programma dell'Arcobaleno è esaustivo sulle questioni dei diritti civili - afferma il presidente dell'Arcigay Aurelio Mancuso - Può rappresentare una sponda politica a cui guardiamo con interesse. La nostra autonomia non si mette però in discussone». Ma nei vari interventi non mancano le critiche. Si lamentano le poche «candidature gay» all'interno delle liste e il mal posizionamento di Vladimir Luxuria. E poi c'è il nodo Roma. L'accordo per Rutelli sindaco non va giù. Ecco così spuntare il voto disgiunto, Grillini sindaco e Sinistra arcobaleno al consiglio comunale. Almeno al primo turno. La discussione procede in maniera tesa, le tante persone presenti chiedono «fatti» a Bertinotti. E lui si dice pronto ad accettare la sfida: «La sinistra che nascerà si contaminerà con le nuove culture. Poniamo sullo stesso piano diritti civili e sociali». Applausi. Ma non di tutti. Parte una piccola contestazione. Helena Velena è una delle più furiose. «Ti occupi di froci - urla - solo in campagna elettorale, durante la legislatura ti dimentichi di noi. Ormai fai parte dell'establishment». A lei si aggiungono altre persone gay, bisessuali e trans, esponenti di un collettivo che si definisce «di compagni autonomi e anarchici, della sinistra libertaria e antagonista». Finisce tutto in pochi minuti.

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