Con tre generali sotto accusa all'Aja per crimini di guerra, un quarto trascinato davanti al tribunale di Zagabria, un quinto in attesa di comparirvi e un sesto già condannato a lunghi anni di galera dal tribunale di Fiume, sempre per stragi di civili serbi compiute da un angolo all'altro del paese durante la «guerra patriottica 1991-1995, la Croazia si appresta a entrare nella Nato con la raccomandazione di George W. Bush, in visita ufficiale a Zagabria dal pomeriggio di venerdì alla sera di sabato. Vi arriverà da Budapest dove da ieri partecipa al vertice dei 26 paesi Nato. Dopo Zagabria, si recherà a Sochi per incontrare Putin assai arrabbiato per l'assedio nel quale Bush sta cercando di stringere i russi.
Il 4 aprile Bush incontrerà il presidente della Repubblica Stjepan Mesic, presente anche il premier Ivo Sanader, seguito da un faccia a faccia con Mesic. Sabato 5 aprile, al mattino, incontro Bush-Sanader al Palazzo del Governo. Il momento culminante sarà però il discorso di Bush «al popolo croato» in Piazza San Marco (davanti al palazzo del Governo) dal quale è escluso chiunque non abbia ricevuto un lasciapassare della polizia, i cui agenti isoleranno con fitti cordoni il luogo dove, per una recente legge «antiterrorismo», nessuno può tenere discorsi o raduni. Bush fa eccezione. Seguirà un pranzo di gala con i Capi di stato e primi ministri dei tre paesi (si fanno i nomi di Albania e Macedonia, oltre a quello della Croazia) che riceveranno l'invito ad aderire alla Nato.
La presenza di Bush a Zagabria e il suo sostegno all'ingresso della Croazia nella Nato hanno suscitato una forte opposizione nella sinistra parlamentare ed extraparlamentare del paese (Sindacati Indipendenti, Iniziativa Civile, Azione Verde, decine di associazioni pacifiste e numerosi cittadini finiti davanti al tribunale per avere manifestato in passato nella vietata piazza San Marco). La cosiddetta «società civile» croata, giovani in testa, già da una settimana va raccogliendo nelle piazze delle maggiori città le firme per ottenere dal Parlamento l'indizione di un referendum popolare sull'adesione o meno della Croazia all'Alleanza atlantica. Queste stesse associazioni si sono mobilitate per esprimere sulle piazze di Zagabria la loro avversione a Bush e denunciare i «crimini della politica imperialista di Bush dall'Iraq a Guantanamo». Nel corso di queste manifestazioni, che si terranno nella serata di venerdì e nella mattinata di sabato saranno spedite cartoline di ostilità a Bush e accese candele per onorare le vittime della sua politica guerrafondaia. Significativa l'adesione alle proteste di numerosi parlamentari, fra cui i rappresentanti dell'Istria.
Il governo croato, intanto, ha convocato a Zagabria alcune migliaia di poliziotti per fronteggiare i contestatori; la capitale sarà assediata dalle forze di sicurezza: il centro cittadino e soprattutto il rione in cui hanno sede governo e parlamento sarà bloccato e vietato alla circolazione delle automobili. Anche le scuole resteranno chiuse.
Il governo croato è convinto che l'ingresso nella Nato - per il quale le trattative, grazie anche alla spinta americana, dovrebbero concludersi positivamente entro la fine dell'estate - faciliterà e affretterà il cammino della Croazia nell'Ue. E' anche convinto che, quale che chiunque sarà il nuovo presidente americano la politica euroatlantica degli Stati uniti non cambierà. A sua volta, gli Usa, che già hanno nel Kosovo una delle loro maggiori basi militari d'Europa, potranno ampliare quelle che hanno in Croazia, in considerazione della posizione geostrategica del paese.
A gettare una lunga ombra sulla Croazia e sulla visita di Bush è una strage compiuta, stando al mandato di cattura spiccato dalla magistratura, dal generale in congedo Ivan Korade, uno degli «eroi della guerra patriottica» in Croazia. E' uccel di bosco da una settimana dopo la scoperta dei cadaveri di quattro persone, fra cui un ragazzo di 15 anni e una donna, in case vicine alla sua, e tutte persone con le quali il generale - uomo notoriamente violento, con alle spalle una lunga catena di reati compiuti in stato di ubriachezza, da accoltellamenti e investimenti stradali, più volte condannato e mai finito in prigione - aveva «conti in sospeso». Fino al 1991 Korade era un installatore di impianti di riscaldamento, poi nel 1992 - dopo poche settimane di guerra contro i serbi - fu nominato generale e comandante delle «Tigri», brigata che si «distinse» nei dintorni di Dubrovnik e di Zara e nei «rastrellamenti» su altri fronti.
Cinquecento agenti gli danno la caccia da una settimana nello Zagorje e sulla Petrova Gora, regioni in preda al terrore, setacciate a tappeto. Il covo è stato localizzato ieri nei dintorni di Velike Veternicka, a una decina di chilometri da Zagabria, dove il generale ha una villa e un ampio podere (frutto di arricchimenti di guerra) sul quale il sanguinario «eroe» si è costruito vari rifugi sotterranei.
Lo staff croato addetto alla sicurezza di Bush ritiene che l'autore della strage «potrebbe mettere in pericolo anche la vita del presidente Usa se riuscisse a rompere l'accerchiamento». Di qui l'ordine impartito ai Servizi croati di sicurezza di arrestare o «eliminare in scontro armato» il generale prima dell'arrivo di Bush.