Da qualche tempo una questione toglie il sonno alla Rappresentanza sindacale unitaria del Comune di Sesto Fiorentino. È la decisione dell'amministrazione comunale di Sesto di costituire una società a responsabilità limitata - a capitale pubblico - per la gestione dei servizi culturali del Comune. Primo servizio affidato: la gestione della Biblioteca. Chi legge obietterà immediatamente: «Ma che volete? Non è a capitale pubblico? Il sindaco non dice che così può assumere i sette ragazzi che operano attualmente come cococo nella Biblioteca stessa?». Beh, la questione non è proprio così semplice. Permetteteci di spiegare. In primo luogo pensiamo che la cultura (come tutti i servizi a diretto contatto con i cittadini) debbano essere non solo diretti ma gestiti dal pubblico. A nostro avviso solo la gestione pubblica è garante della pluralità delle informazioni; del corretto utilizzo del denaro dei cittadini; del giusto rapporto con le numerose associazioni culturali presenti sul nostro territorio. La cultura è per noi indice della qualità della vita di una città, e non può essere trattata alla stessa stregua di un servizio qualsiasi. In secondo luogo i sette ragazzi che saranno assunti da questa società - ma badate bene, solo a contratto a tempo determinato per un anno - potevano essere stabilizzati utilizzando con trasparenza le norme delle ultime due leggi finanziarie. Ma la questione che proprio non ci ha fatto dormire è che non abbiamo avuto il tempo e la documentazione necessaria per poter attivare un confronto serio e costruttivo. Solo questo volevamo: discutere, nel rispetto dei ruoli, nel rispetto delle proprie idee, anche se in contrasto. La questione del nostro Comune, ma più in generale di tutta la pubblica amministrazione, noi crediamo che sia un'altra: deve continuare ad esistere il pubblico impiego? Noi crediamo che i servizi diretti ai cittadini (sanità, scuola, prima infanzia, servizi sociali, polizia...) non possano essere gestiti altro che da un pubblico. Da un buon pubblico. Sta proprio qui la sfida: fare in modo che il pubblico impiego, e grandi passi sono stati fatti, continui a crescere e offrire servizi di qualità e di alta professionalità. Relegare il pubblico solo a mansioni residuali - o solo direzionali - è un errore grandissimo. In più vogliamo aggiungere che dare in gestione servizi con il solo scopo di risparmiare è un impoverimento della qualità dei servizi stessi, e un impoverimento della qualità del lavoro, perché i risparmi derivano molto spesso da un costo inferiore del lavoro (contratti meno pagati, diritti e tutele minori, precarietà). Questa è la sfida che ci aspetta. Tutti. E solo con un confronto vero, sincero e rispettoso dei ruoli, possiamo contribuire a continuare a far crescere i servizi pubblici. Con l'obiettivo primario di fornire ai cittadini servizi sempre più qualificati. Discutere intorno ad un tavolo, ognuno con le proprie idee e sensibilità, credo sia una grande prova di democrazia, al di là di ogni altra considerazione. Laddove non si discute non c'è democrazia. Per favore non facciamo questo sbaglio.
*coordinatrice Rsu Comune Sesto F.no