VISIONI

Un'amicizia speciale che attraversa le stagioni

DI GENOVA ARIANNA,

I prati verdi e i vestiti viola della bambina dai capelli rossi e le lentiggini (come Pippi Calzelunghe). Il sole che sorge e tramonta, la neve bianca, la pioggia battente, il vento. Una natura potente, sconfinata e una solitudine umana insistita e sottolineata dalla regia di Luc Jacquet (già premio oscar con la sua Marcia dei pinguini). E poi, c'è lei, l'altra protagonista, fulva anch'essa, occhio vivace e un'esistenza misteriosa: la volpe. È così che la favola del documentarista belga (qui, però, alle prese con un film di finzione) accompagna lo spettatore dentro le maglie di una amicizia un po' fatata, quella che si instaura, dopo molta pazienza e tanta diffidenza, fra un essere umano che cresce e un animale selvatico che si incuriosisce. Qua e là, si accende la memoria delle fiabe e allora Jacquet ci fa ripercorrere le orme di Cappuccetto Rosso, quelle del Pifferaio magico fino alla Piccola fiammiferaia passando per le molliche di Pollicino. Il film è un album di immagini indimenticabili da sfogliare (dalle montagne francesi dell'Ain al Parco nazionale di Abruzzo), ha il ritmo lento delle stagioni (quelle «antiche», di una volta) e al posto della voce umana, privilegia i rumori della foresta e le avventure dei suoi abitanti (ricci, orsi, lupi, aquile). Ogni tanto, regala l'incontro ravvicinato con un esemplare raro (lupo bianco). La trama è semplice, quasi esile. Una bambina che abita in un posto isolatissimo, ai margini del bosco, giocando tra i suoi monti, rimane fulminata dall'incontro casuale con uan volpe. Le due si fiuteranno a lungo prima di diventare amiche. Un'amicizia non aliena da errori che condurrà l'animale alle soglie della morte. Alla fine, tutto si aggiusta e, sulla scia di La Fontaine, la favola ha la sua morale: la libertà è un bene prezioso che va rispettato, anche quando si ama. E la bambina (Bertille Noel Bruneau) lo capirà a sue spese per insegnarlo, poi da grande, a suo figlio.

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