Nelle storie più complicate e misteriose c’è sempre bisogno di un capro espiatorio. Sembra il destino toccato a Antonino Speziale, accusato e tutt’ora a processo per l’omicidio dell’ispettore Raciti. Il giovane appena maggiorenne dovrà scontare due anni e sei mesi di reclusione per resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Una condanna dura soprattutto per un uno che ha passato l’ultimo anno tra carcere, arresti domiciliari e comunità per il capo d’accusa d’omicidio.
L’episodio risale alla sera del 2 febbraio 2007, derby calcistico Catania Palermo. Al Massimino succede di tutto: botte tra tifosi e polizia. I catanesi alzano il livello dello scontro: attorno allo stadio succede di tutto. Il caos. In quel frangente muore l’ispettore capo Filippo Raciti. La causa del decesso è a tutt’ora misteriosa: tante ipotesi ma sembra uno di quei misfatti italiani in cui difficilmente uscirà la vera versione. Inizialmente si pensa che sia rimasto vittima di una bomba carta lanciata all’interno della vettura in cui si trovava. Qualche giorno dopo entra in gioco Speziale: Raciti sarebbe morto perché colpito da lui, all’ora diciassettenne, con una lastra di metallo.
Per lui inizia l’iter giudiziario coi gli arresti domiciliari che arrivano subito. Poi una serie di controverse decisioni col giovane che alterna detenzione e comunità. Infatti non c’è nessuna prova certa della sua colpevolezza. I pm che lo accusano usano come prove le riprese delle due telecamere fisse fuori lo stadio. Lì però si vedono solo ragazzi che raccolgono da terra oggetti contundenti. Nessun video invece mostra l’atto di Speziale mentre sferrerebbe il colpo mortale a Raciti.
In estate il colpo di scena: un’inchiesta del settimanale Espresso rivela come l’ispettore possa essere investito dallo sportello del fuoristrada (Land Rover Discovery) dei colleghi che si muoveva in retromarcia e da cui era disceso a causa del denso fumo che aveva invaso il veicolo.
Intanto il tempo passa e Speziale continua la sua disavventura giudiziaria: ora nei suoi confronti è pendente un ordine cautelare, ma il provvedimento non è esecutivo perché ha fatto ricorso ricorso davanti alla Cassazione. Finita una grana arriva arriva quest’altra. Due anni e sei mesi di reclusione per resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Il pm Angelo Busacca aveva chiesto la condanna a 3 anni e 4 mesi. In effetti Speziale, che era presente in aula, ha sempre ammesso di avere partecipato agli scontri, cercando il contatto con gli ultras del Palermo ma ha continuato a negare di avere colpito appartenenti alle forze dell'ordine. Il giudice ha evidenziato come nell’imputato «c’è stata una presa di coscienza su quello che è accaduto, l’assistenza dei servizi sociali è stata fondamentale». Comunque ora il giovane sconterà la pena in comunità.
Intanto il difensore Giuseppe Lipera presenterà ricorso alla Corte d'appello: «La pena è eccessiva, nonostante i giudici abbiano applicato le attenuanti generiche».
Roberto Speziale, padre di Antonino, dice invece: «La sentenza è oltremodo pesante, ma rispettiamo la decisione dei giudici. L'importante - conclude - è che Antonino abbia capito l'errore che ha fatto, che non torni più in carcere e che ogni tanto possa tornare da noi a casa».