POLITICA & SOCIETÀ

Caro Walter, vai pure da solo al voto Ma non contare sull'elettore coatto

lettera aperta
PARDI FRANCESCO,

Caro Segretario,
la tua posizione era nota ma con la dichiarazione di Orvieto hai voluto precluderti ogni ripensamento. Scelta riaffermata con energia ora che la crisi di governo è stata provocata da un partito dell'1,5 per cento. Con questa lettera non ti invito dunque a ripensarci ma solo a tenere conto di qualcosa che tendi a trascurare. Il protagonismo civile ha consegnato al centrosinistra un quinquennio di mobilitazione politica e sociale intensissima che la sua classe dirigente non ha saputo utilizzare e, rinunciando al contributo di energie fresche, non è stata nemmeno capace di vincere bene le elezioni. I numeri del senato hanno azzoppato il governo e la maggioranza ha avuto la scusa per non fare cose promesse in campagna elettorale: abrogazione delle leggi ad personam, conflitto d'interessi, sistema televisivo.
Ora ci dici che, qualunque sia il sistema di voto, il Pd si presenterà da solo perché l'importante non è vincere ma governare. Non ti sfuggirà che per governare bisogna vincere. E per vincere bisogna persuadere gli elettori. Questo compito non appare facile nemmeno per una coalizione coesa. Tu vuoi addirittura affrontarlo col tuo solo partito: strumento appena rodato, somma di due partiti in competizione, nuovo soggetto riformista che non ha saputo convincere neppure i socialisti e che, a quanto pare, non è compatto al suo interno.
Tu vuoi ridurre tutta la battaglia elettorale a un confronto tra due partiti, ma non è affatto detto che Berlusconi adotti il tuo stesso criterio. Così finiresti per batterti con un partito contro una coalizione, e in questo caso non ci sarebbe scampo. Ma, se anche l'avversario fosse cavalleresco come auspichi, che cosa ti dà la sicurezza di vincere? Il centrosinistra viene da un biennio orribile. Lo strascico finale delle spazzature campane e l'ultimo spaccato sulla politica affaristica e clientelare gli hanno dato un tocco grottesco.
Tu vuoi racchiudere tutta la democrazia nel confronto tra i due leader. Né ti poni problemi sulla natura del tuo avversario, la cui partecipazione al confronto elettorale sarebbe impossibile in qualsiasi altro paese democratico. Di più: sembri considerare non pericolosa la sua vittoria. Anzi pare che tu voglia perfezionarla. Vuoi il premio di maggioranza in modo che possa governare anche se vince male. Vuoi il rafforzamento dei suoi poteri col premierato in modo che possa più di prima presidiare la dialettica del parlamento e sottomettere la magistratura. E se vincerà, l'avversario non dovrà nemmeno smontare le giuste leggi che il centrosinistra avrebbe dovuto fare e non ha fatto: ballerà sul suo conflitto d'interessi e farà ballare gli italiani con il rinnovato monopolio televisivo. E in cambio di questo disastro che cosa avrai ottenuto? La soddisfazione di aver perso alla testa del tuo solo partito. Ma se sarà un partito vero alla fine ti farà pagare l'insuccesso.
Ma forse hai calcolato anche questo. Poiché la tua sconfitta è purtroppo anche la loro, la nostra sconfitta, speri che la paura spinga un milione di elettori delusi e incerti a votare per l'unico partito che ha la possibilità di vincere. Insomma conti su un voto coatto. Ma la politica non è, come forse gli scacchi, il regno delle mosse obbligate. Anche gli elettori più motivati, se hanno visto sprecati anni di mobilitazione e tradite le speranze, non possono affidarsi di nuovo alla stessa classe dirigente che non ha voluto mettere a frutto la loro spinta. Possono invece dire in modo sommesso ma irremovibile: no, questa volta no, preferiamo cercare un'altra strada.

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