Giornata concitata ieri in Vaticano. La generale levata di scudi in favore di Benedetto XVI e lo sdegno espresso da più parti (nella chiesa, nelle istituzioni, nella politica e nella società civile) per la rinuncia a cui il papa è stato costretto hanno tenuto banco nei corridoi dei sacri palazzi. E sono state anche un patrimonio da gestire: nei contatti bilaterali, nella strategia mediatica, nelle iniziative da proporre ai fedeli. Ieri, però, era anche il giorno dell'udienza pubblica settimanale di Benedetto XVI. È stata proprio quella la prima occasione per far sentire al papa l'affetto del popolo cattolico. Un Ratzinger abbastanza teso ha salutato con la consueta timidezza i cori degli universitari (soprattutto di Cl) che gli dicevano «La Sapienza è con te» e hanno applaudito con fragore alle poche parole di circostanza pronunciate a braccio da Benedetto XVI. Ma l'atmosfera dell'udienza - una fra le più rumorose del pontificato - era veramente satura di calore umano, che il papa ha avvertito.
A livello istituzionale, invece, la Santa Sede ha deciso di rendere noto il discorso che Benedetto avrebbe pronunciato. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, lo ha inviato al rettore della Sapienza Renato Guarini, che lo leggerà nella cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico. Bertone ha allegato una missiva che chiarisce le ragioni della dolorosa rinuncia: «Il papa aveva accolto volentieri l'invito per offrire un segno dell'affetto e della considerazione che nutre verso l'illustre istituzione», si legge. «Ma purtroppo sono venuti meno, per iniziativa di un gruppo decisamente minoritario di professori e alunni, i presupposti per una accoglienza dignitosa e tranquilla» e il Vaticano ha inteso «togliere ogni pretesto a manifestazioni che si sarebbero rivelate incresciose per tutti».
La condanna per l'increscioso episodio è stata invece affidata alla penna del direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian. Un editoriale appassionato nei toni e piuttosto duro nei contenuti parla di «incidente» fra Italia e Santa sede, denuncia la «gravità del fatto, senza precedenti nella storia della Repubblica italiana» e salva soltanto il «gesto sincero e nobile» del presidente Napolitano, che ha scritto a Benedetto XVI manifestando solidarietà. Il giornale denuncia «quanti a diversi livelli hanno lasciato che montasse questa opposizione preconcetta e ottusa, che va distinta da possibili dissensi, ovviamente legittimi quando siano espressi in modi civili e con metodi democratici». Anche mons. Gianfranco Ravasi, altro intellettuale in forza Oltretevere ma apprezzato nei circoli culturali laici, ha parlato di «pagina nera», di «macigno» sulla strada del dialogo, di «ferita per quanti vogliono il confronto».
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