POLITICA & SOCIETÀ

Le parole non dette di Benedetto XVI

DE CILLIS MIMMO,Roma

Nel giro di poche ore il programma è stato ribaltato. Il papa si è sentito ospite indesiderato, le polemiche e le contestazioni hanno convinto gli alti ufficiali vaticani che fosse meglio uscire dall'occhio del ciclone, declinando l'invito all'università La Sapienza. In curia la conclusione della vicenda suona come «un evento che genera tristezza e amarezza». I malintesi e le contraddizioni le ha spiegate un fondo dell'Osservatore Romano affidato alla penna di Giorgio Israel: il professore ricorda il tradimento del motto di Voltaire «mi batterò fino alla morte perché tu possa dire il contrario di quello che penso»; e bacchetta i docenti firmatari della lettera anti-Benedetto per la lettura superficiale (ed errata) della posizione di Ratzinger su Galileo. Ma Oltretevere, a un certo punto, alla difesa si è preferita la resa: non tanto per motivi di sicurezza, quanto «per una questione di cortesia». Se l'invitato diventa scomodo, meglio «soprassedere» per non mettere in imbarazzo nessuno. E poi la rinuncia, come previsto, avrebbe fatto più scalpore di un'ostinata conferma.
Il pontefice si limiterà a inviare un messaggio, che era ciò che gli premeva. Infatti, come ha sottolineato il rettore Guarini, il papa teneva alla visita perché aveva visto nella Sapienza un potenziale polo di irradiazione in altri atenei italiani e a livello internazionale per la proclamazione e la difesa di alcuni valori. Primo fra tutti il valore ontologico della vita umana: sembra infatti che il tema della moratoria sulla pena di morte avesse suscitato in lui l'idea di offrire una riflessione alla comunità accademica e agli studenti proprio sulle cosiddette «questioni eticamente sensibili». Sulle quali, è la sua tesi, fede e ragione possono e devono ritrovarsi alleate.
E chissà che, come sostengono alcuni, non possa essere il momento per affiancare ufficialmente alla moratoria sulla pena di morte - dunque al nodo della dignità inalienabile dell'essere umano - la proposta di moratoria sull'aborto, già circolata e appoggiata informalmente negli ambienti vaticani.
Sta di fatto che, negli ultimi giorni, all'interno dei sacri palazzi la riflessione verte sulla sovraesposizione mediatica del pontefice, troppo spesso nel mirino di polemiche o coinvolto in strumentalizzazioni politiche. Il suo entourage, nella Segreteria di stato, è in allarme e ha una priorità: correggere la percezione pubblica del papa e riaccreditarlo come personaggio super partes, in quanto portatore di principi e valori universali. Dunque il messaggio inviato - non più pronunciato - alla Sapienza terrà certo conto di questa urgenza. Circostanze di opportunità suggeriscono che sorvoli su fatti, posizioni, dispute all'ordine del giorno nell'agone politico, per toccare piuttosto sottili questioni di principio, nel rapporto fede-scienza, alla luce del bagaglio di riflessione e dell'esperienza filosofica e teologica.
Lettera22

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