POLITICA & SOCIETÀ

Il papa è per la moratoria. Sull'aborto

DE CILLIS MIMMO

La moratoria universale sull'aborto sarebbe proprio un bel regalo per Benedetto XVI. Non lo dice apertamente, ma lo lascia intendere, papa Ratzinger, nel consueto discorso al Corpo diplomatico ricevuto in Vaticano. Ogni anno il papa accoglie nel Palazzo apostolico gli ambasciatori accreditati in Vaticano e, per l'occasione, offre alla platea dei diplomatici la sua visione della politica estera, l'approccio della Santa Sede sulle problematiche più attuali del panorama internazionale. Bella occasione per chiarire ai suoi interlocutori i nodi a cui il Vaticano tiene di più e fare le debite pressioni. E Ratzinger ha preso l'abitudine di affiancare alla politica estera le questioni etiche che ritiene debbano esere recepite negli ordinamenti degli stati. Ecco fare capolino, allora, la vita, la famiglia, l'aborto, l'eutanasia, la bioetica.
Quest'anno l'occasione favorevole era rappresentata dalla moratoria per la pena di morte, decretata nel dicembre scorso dall'Onu, una di quelle battaglie trasversali che, nel bel paese, ha unito, ad esempio, cattolici e radicali. Ratzinger ha ricordato che papa Wojtyla l'aveva chiesta in occasione del Giubileo del Duemila, e si è rallegrato della risoluzione adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Aggiungendo sibillino: «Io faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana. Mi rammarico ancora una volta per i preoccupanti attacchi all'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. I responsabili della politica di qualsiasi parte essi siano dovrebbero difendere questa istituzione, cellula base della società», riprendendo il messaggio di inizio 2008: lì ha spiegato che, a suo parere, la pace nel mondo dipende dalla pace nelle famiglie e che tutelare la «famiglia naturale» è un compito delle nazioni che vogliono contribuire all'armonia, alla giustizia e alla fratellanza universale. Non lo dice esplicitamente, Ratzinger, ma il riferimento al dibattito che sta imperversando sulla stampa italiana a proposito della «moratoria sull'aborto» è piuttosto chiaro. E dai sacri palazzi filtra la soddisfazione e il pieno appoggio che la Santa sede dà alla provocatoria proposta lanciata dal Foglio. D'altronde, non è un mistero che il Vaticano è stato ed è contrario alla legalizzazione dell'aborto dalla legislazione italiana e del mondo. Basta guardare con quale energia è stata portata avanti la lotta anti-abortista in Portogallo, o come negli ultimi casi di Messico e Uruguay le chiese locali si siano strenuamente (e inutilmente) battute, con l'incoraggiamento d'Oltretevere, per impedire qualsiasi piccola apertura a favore dell'interruzione di gravidanza. Nell'ultracattolica Colombia il cardinale Pedro Rubiano ha perfino minacciato di scomunica i giudici che hanno deciso di consentire l'aborto in caso di stupro, incesto, gravi malformazioni e in caso di pericolo per la vita o la salute della donna; in Nicaragua i vescovi hanno esultato per il divieto assoluto di aborto approvato dal Parlamento nel 2006, mentre nella Spagna di Zapatero non si risparmiano proteste della gerarchia verso i partiti che vorrebbero intervenire per rendere la legislazione sull'aborto più liberale. Come non ricordare, poi, la «scomunica ai politici pro-aborto» pronunciata dallo stesso Ratzinger («incompatibili con il cristianesimo») l'anno scorso, alla vigilia del suo viaggio in Brasile? Per non dire del sempre attuale anatema contro la Ru486, la «pillola del giorno dopo», farmaco definito «nefasto», che sta arrivando anche Italia: la Santa Sede lo ritiene nocivo, e dunque vorrebbe bloccarne la diffusione. Insomma, l'assist per la moratoria sull'aborto in Vaticano trova porte aperte e grandi consensi. Ecco, allora, l'opportunità per Benedetto XVI di ripresentare ai diplomatici temi etici che gli stanno tanto a cuore, ricordando che il papa «non si stancherà di riaffermare i principi e i diritti fondati su ciò che è permanente e essenziale alla persona umana».
Nel resto del discorso di Ratzinger ha tracciato un'ampia panoramica dei principali temi dello scenario internazionale (dal Kenya al Pakistan, dalla Birmania al terrorismo internazionale) contrapponendo alle situazioni di tensione il principio della speranza (chiave di lettura dell'ultima enciclica Spe Salvi), che dovrebbe guidare le scelte della politica internazionale.
*Lettera22

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