Senza stipendio da cinque mesi e di fronte una china, quella del 2008, che si preannuncia tutt'altro che dolce. Non è stato un gran capodanno per i 70 lavoratori dipendenti del pastificio Ghigi di Morciano di Romagna, in provincia di Rimini. Il ministero dello Sviluppo economico ha infatti messo l'azienda, la cooperativa Con.sv.agri, in liquidazione coatta, predisponendo il commissariamento per la gestione provvisoria, nell'attesa che qualche nuovo imprenditore rilanci produzioni e investimenti.
Senza soldi, i lavoratori hanno dovuto dunque fare da soli, sottoscrivendo un prestito presso un paio di banche: «Siamo riusciti ad avere 2.300 euro a testa come anticipo degli stipendi attesi - spiega Marco Rinaldi di Flai Cgil - grazie a un prestito a tasso zero dalla Banca popolare Valconca e dalla Carim. Per dare almeno un po' di ossigeno in una stagione non facile, in fatto di spese e consumi». Ora però si apre un periodo senza una speranza certa della ripresa a pieno ritmo della produzione. Almeno non nelle dimensioni di qualche anno fa.
La Ghigi è parte della storia economica e dello sviluppo della Valconca, la valle dell'entroterra riminese ai confini con il Montefeltro e le Marche. Nata nel 1870, ha dato agli abitanti di Morciano e dei paesi vicini, per quasi 140 anni, lavoro e garanzia di un salario. Ora non è più così. Dopo una serie articolata di scioperi e interventi degli enti locali, si è arrivati all'occupazione della fabbrica a fine novembre e allo stop alla produzione. «Dopo il non voler consegnare le buste paga ai lavoratori - denuncia Rinaldi - dopo le provocazioni continue negli incontri con i dirigenti alle porte dello stabilimento («adesso che avete chiamato il Ministero, chiedeteli a lui i soldi!»), ora arrivano lettere di contestazione disciplinare tanto assurde quanto immotivate. Siamo in attesa della pubblicazione del decreto di commissariamento per poter ripartire con nuovi imprenditori. Alcuni già da tempo si sono detti disponibili».
Ma la situazione ora è ferma. Per le festività, secondo alcuni, per assenza di materie prime (manca il grano per la pasta) secondo altri ben informati. E la dirigenza certo non sta a guardare: «Abbiamo bloccato diversi camion - spiega ancora Rinaldi - che portavano via i prodotti per svenderli. Una mossa dell'azienda per raccattare tutto il possibile, dopo una cattiva gestione e tante risorse sprecate».
Il pastificio Ghigi contava, fino a due anni fa, 90 dipendenti. Sarebbero dovuti diventare 130 dopo lo spostamento degli stabilimenti produttivi in una zona artigianale non distante dall'attuale (una specie di tempio di archeologia industriale in pieno centro abitato). Un trasferimento in ballo già da alcuni anni (nuova sede, nuovi macchinari, nuove infrastrutture) per dare spinta a un'azienda, da parecchio alle prese con problemi di profitto. Ma alla fine sono mancati i soldi ed è finito tutto in un nulla di fatto. Invece di crescere, il numero di dipendenti è sceso a 70. I debiti sono aumentati nonostante gli aiuti (immeritati secondo molti imprenditori della zona) delle istituzioni locali in termini di acquisto dei nuovi terreni a prezzi inferiori a quelli di mercato.