POLITICA & SOCIETÀ

Crescono i tassi di interesse sul debito pubblico

MARINI MATTEO,

Un anno nero per i tassi di interesse. Per questo bisogna dire grazie alla Banca centrale europea. Lo sanno le famiglie, soprattutto quelle che hanno stipulato un mutuo a tasso variabile. Lo sa di sicuro anche Padoa Schioppa, perché i tassi crescono anche per il debito pubblico, e su 1.575.441 milioni di euro (il totale a fine 2006, pari al 106,8% del Pil) c'è poco da scherzare. Le previsioni per il 2007 dicono che comunque scenderà al 105% rispetto al Pil.
I dati sono forniti proprio dal ministero dell'economia nel documento che contiene le linee guida della gestione del debito pubblico. Il costo medio del debito cresce dunque al 4,14% per le emissioni 2007, dal 3,34% per quelle del 2006. La ragione sta nel fatto che il 70% del programma di emissioni 2007 è stato collocato, si legge nel documento del ministero, nella prima parte dell'anno, quando la propensione alla stretta monetaria da parte della Banca centrale europea era ancora alta. Si sarebbe poi arrestata per far fronte alla crisi internazionale scaturita dai mutui subprime.
Quella che sembra invece una buona notizia (almeno per i risparmiatori) è che i titoli di Stato italiani non sono stati penalizzati dalla crisi di liquidità che ha come base l'insolvenza dei creditori americani. La crisi internazionale, infatti, ha determinato una corsa all'acquisto di titoli di stato dei paesi «ad elevato merito di credito»; cioè alle economie che garantiscono sicurezza e solvibilità, come la Germania (e non come l'Italia), creando un effetto inflattivo sui rendimenti, che sono infatti sensibilmente diminuiti. I differenziali tra i titoli italiani e tedeschi, osserva il ministero, a novembre erano superiori di pochi punti base rispetto ai livelli pre-crisi di luglio.
In mezzo alle più rosee previsioni, passando da Prodi a Padooa Schioppa, trova posto anche l'allungamento della vita media del debito, che fa fronte ai rischi di rifinanziamento e di interesse. La vita media complessiva del debito a fine 2007 è pari a 6,85 anni (superiore al dato di fine 2006: 6,77 anni). Così anche per la durata media finanziaria, che dai 4,4 anni di fine 2006. dovrebbe passare ai 4,45 anni alla fine di dicembre 2007.
Nell'analisi redatta dal Tesoro spicca un dato: oltre la metà del debito pubblico italiano è in mano a investitori stranieri. Dato che aumenta - tra fine 2005 e fine 2006 - di un punto percentuale: dal 53 al 54%. Lo stock del debito italiano entra dunque sempre più nel portafoglio degli stranieri, e interessa in maniera sempre maggiore anche a oriente. I flussi di negoziazione effettuati fuori dall'Europa nei primi nove mesi dell'anno, infatti, sono passati dal 3,84% del 2006 al 4,68% del 2007, con una forte componente asiatica. Aumenta in maniera sensibile (dal 45 al 48%) la quota degli scambi in Italia, mentre scende quella con i clienti europei (dal 33% al 30% del totale).

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