«In una casa dove si è stati principi non si può diventare maggiordomi», più o meno con queste parole uno sdegnato Agostino Saccà accettò di lasciare la direzione generale dalla Rai per quella di Rai fiction. Era il 2002, e il principe che divenne maggiordomo passò dall'esecuzione materiale dell'editto bulgaro (2001) a occuparsi di telefilm e serie, anno domini 2003. In questa stagione la sua gestione della tv pubblica, nonché dell'immaginario pop che si irradia dal piccolo schermo, è stata attraversata da intrecci di palazzo, fino al culmine dell'inchiesta aperta dalla procura di Napoli. Mentre gli ascolti totali di Rai fiction crollavano vertiginosamente: dal 27,05% del 2001 al 21% del 2007, così dicono i dati, parecchio blindati, pubblicati sul Riformista. Il rapporto tra ascolti e budget è però inversamente proporzionale: nel 2007 la Rai ha investito nella serialità 268 milioni di euro. Nell'analizzare il calo dei telespettatori, Stefano Munafò, direttore di Rai fiction prima dell'avvento di Saccà, dice: «in concerto con Mediaset la Rai non è voluta entrare in conflitto per la raccolta pubblicitaria. Se Mediaset ha disinvestito negli anni sul prodotto seriale, non si può dire lo stesso della Rai, eppure il calo d'ascolti testimonia una strategia errata, di invecchiamento, nella scelta dei linguaggi, dell'innovazione, della qualità complessiva del prodotto».
Per dire degli intrecci con la politica basta ricordare alcuni accordi stipulati dalla Rai nel 2004 con nuovi produttori felici di fare affari con il neo direttore. Ecco allora affacciarsi sullo schermo la Goodtime Enterprise (sua la serie trasmessa su Raidue La stagione dei delitti) di proprietà di Gabriella Buontempo, moglie di Italo Bocchino, all'epoca vice coordinatore nazionale di An. Altro partner con poca storia alle spalle, ma deciso a inserirsi nel ricco mercato della fiction televisiva, la Cosmo production di Elide Melli, moglie del consulente dell'ex ministro Gasparri, Massimo Pini, che sfornò (per la cifra record di 4 miliardi e 500 di lire) le due puntate dei Mille dirette da Stefano Reali e andate in onda a gennaio 2007. Altra coincidenza che lega i fili della tv alla politica, le produzioni targate Titania di Ida Di Benedetto (accusata di aver approfittato della sua liaison con l'ex ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani al fine di ottenere finanziamenti statali di 7 milioni di euro per realizzare quattro pellicole). Il marchio su Caravaggio, il kolossal in due puntate di Raiuno diretto da Angelo Longoni con Alessio Boni, ce lo mette proprio la Titania.
Intrecci pericolosi, che mettono in evidenza le strategie suicide del servizio pubblico, vengono in mente ogni volta che spunta il nome di Endemol Italia, la società di cui Mediaset possiede il 75% che elabora format non solo per il Biscione ma pure per la Rai (La prova del cuoco, Affari tuoi) e anche fiction. L'ultima, trasmessa di recente su Raiuno, è Donna Detective che ha volto e voce di Lucrezia Lante della Rovere. Controllata dalla Endemol è anche la Palomar di Carlo Degli Esposti che per Raiuno ha realizzato Gente di mare, la serie girata sul set della mala calabrese. Sì, proprio la Calabria, culla di Agostino Saccà che lì vorrebbe erigere il suo personale centro di produzione, il progetto Pegasus, con l'idea di creare a Lamezia Terme la Hollywood della fiction da mettere in campo anche con fondi pubblici.
Poi ci sono le ultime produzioni, quelle finite nell'inchiesta napoletana. Sottocasa, per esempio, la soap della rete ammiraglia annunciata in pompa magna la scorsa stagione che ha resistito pochi mesi nel daytime per poi sprofondare all'alba. È stata realizzata da Sandro Parenzo - già editore di Telelombardia e Antenna 3, Daniele Luttazzi lo ricorda nel suo blog perché nel 1989, come produttore di Banane su Telemontecarlo, impose la censura agli sketch Marzullo intervista Hitler e Marzullo intervista Gesù - per Videa Cde dal format Marienhof di Bavaria Media, di cui è manager per l'Italia proprio Giuseppe Proietti finito nell'inchiesta napoletana.