VISIONI

La polizia salva Decameron

SBARIGIA GIULIA,

«Questa mattina (ieri, ndr) con il mio avvocato ho mandato i carabinieri nello studio di registrazione e ho ottenuto il sequestro probatorio dei nastri di Decameron». Daniele Luttazzi si è tutelato così dal rischio di distruzione del suo lavoro: la puntata dedicata all'enciclica di Ratzinger, che sarebbe dovuta andare in onda sabato 8, più tutto il materiale per i restanti cinque appuntamenti previsti fino al 5 gennaio e sospesi con un sms di ben servito. L'irruzione dei funzionari de La7 nella saletta di registrazione, mentre lui era al montaggio per consegnare, come da contratto, la trasmissione dell'8 dicembre, con la minaccia che tutto il girato potesse essere cancellato, la smentita diffusa dalla rete domenica sera durante il programma di Crozza, che Luttazzi nel suo blog definisce «Una smentita che non smentisce», erano un chiaro segnale. I nastri sono proprietà materiale dell'emittente, ma quella intellettuale resta dell'autore che ha così deciso di farli custodire dalle forze dell'ordine finché la questione non sarà risolta, probabilmente in tribunale. Questa sembra essere la risoluzione di un rapporto di collaborazione nato sulla base di una «carta bianca», il vanto della rete, il terzo polo libero, e finito, invece, prima della quinta puntata, in malo modo.
Il comico è serissimo, basito per la situazione paradossale, eppure al suo blog affida un messaggio fulminante, scritto ieri mattina di buon ora: «Contemporaneamente i militari hanno proibito: i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoi, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa...». Ma sulle motivazioni che hanno indotto l'amministratore delegato dell'emittente, Antonio Campo Dall'Orto, a sospendere il suo Decameron, Luttazzi non sa ancora dare una risposta: l'offesa presunta a Giuliano Ferrara non suona plausibile, «Non c'è spiegazione razionale è tutto paradossale», ma a questo punto, spiega, «è come la scatola di Skinner, non c'è bisogno di sapere cosa c'è nella scatola, è l'effetto che conta». A Ferrara, che con la lettera inviata a Repubblica lo ha invitato a partecipare a Otto e mezzo per discutere di satira, risponde ancora: «Non andrò, non sono la scimmietta ammaestrata di nessuno».
La rete sbanda a vista proprio adesso che gli assetti di Telecom Italia si sono definiti. Anche la questione aperta dal comitato di redazione del tg è il segnale evidente di una crisi in corso. Il cdr de La7 per il momento resta in attesa di chiarimenti. Perché venerdì in tarda serata, quando la notizia della sospensione di Decameron è stata battuta dall'Ansa, i vicedirettori del tg non hanno voluto inserirla nel notiziario della notte? Antonello Piroso, che dell'informazione è il direttore, ha messo in moto una verifica, ma ancora tutto tace. Adalberto Baldini, rappresentante sindacale che la sera di venerdì era di turno in redazione, racconta di quella sera: «Quando venerdì l'azienda ha annunciato la sospensione del programma di Daniele Luttazzi era già sera tardi, il tg della notte però è iniziato dopo l'una, ma i vicedirettori non hanno ritenuto di riferirne ai telespettatori. Perché, ci chiediamo? Eppure la notizia non è di quelle che possono passare sotto silenzio, tant'è che è diventata un caso. Una mossa, anche giornalisticamente, senza senso». Domani ci sarà l'incontro tra la redazione e i vertici dell'azienda, ma intanto come si spiegano l'interruzione di Decameron? «Il sospetto - dice Adalberto Baldini - è che ogni volta che la rete diventa concorrenziale in un sistema di duopolio televisivo, e Decameron ha fatto ascolti alti, qualcosa si inceppa. È accaduto nel 2001 per la trasmissione di Gad Lerner che segnò la nascita della rete, è accaduto con Fabio Fazio, lasciato andar via, e ancora è successo il 2 febbraio del 2005 durante il derby Catania-Palermo quando ammazzarono l'ispettore Raciti, noi eravamo lì con 12 telecamere, ma non ci fu concesso di fare la diretta».

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