Per alcuni mesi Aosta vivrà all'insegna dei Beatles grazie a una mostra allestita al Museo Archeologico, allocazione che suona buffa, ma perfettamente funzionale, con una ricca appendice di carattere cinematografico presso il Centro culturale Saint Bénin. Reperti rarissimi, talvolta unici, che ripercorrono i pochi anni in cui i Fab Four hanno segnato la scena della musica pop e del costume, in perfetta sintonia con i giovani dell'epoca. Si spazia dai memorabilia classici, dischi di prova, matrici di registrazione, spartiti originali, fotografie autografe, filmati all'oggettistica più stravagante come saponette, spazzole e pettini, parrucche che replicano il taglio di capelli. Ma anche abiti per ragazze con le immagini dei quattro di Liverpool. E si arriva anche al kitsch più estremo con una piccola teca contenente i capelli di John Lennon con tanto di certificato e autentica. Santi laici, quasi divini però, se è vero che negli Usa si erano infuriati quando John aveva dichiarato che in quel momento erano «più famosi di Gesù Cristo», o come diceva Ringo «mi sentivo come dio, poi guardavo gli altri tre e mi rendevo conto che ognuno di loro si sentiva dio». Dagli esordi con altri nomi, ai primi concerti in cui agivano da supporter di altri gruppi e cantanti, sino ai primi sucessi di Amburgo e al Cavern di Liverpool, locale demolito ma, come per il muro di Berlino, un frammento della parete è in mostra.
Detto così può sembrare quasi irriverente il rapporto tra i Beatles e i fan, ma muovendosi all'interno della mostra si coglie invece la portata davvero dirompente della loro irruzione sulla scena musicale e dell'accelerazione spaventosa che hanno saputo dare al pop in un arco brevissimo di tempo.
Autentiche icone del secolo scorso, capaci ancora oggi di suscitare emozioni, non solo a quanti hanno vissuto quel periodo, ma anche alle generazioni successive, come testimonia o Silvio Muccino nel suo contributo al catalogo. La mostra, organizzata dalla regione, è stata possibile grazie alla frenetica attività di collezionista di Umberto Buttafava che dai primi anni '60 ha cominciato a raccogliere materiale inerente i Beatles. È stato lui, non senza qualche patema da collezionista, a fornire tutto il materiale per Arrivano i Beatles - storie di una generazione.. Complice nell'avventura il critico musicale Enzo Gentile e Gherardo Frassa che ha curato l'allestimento valorizzando al massimo gli oggetti, senza trascurare l'aspetto informativo.
Tra le tante curiosità offerte da Buttafava una sola non è stato possibile testimoniare: la relazione tra i Beatles e Kubrick. Insieme avrebbero dovuto realizzare una versione cinematografica del Signore degli anelli, e gli incontri sono andati avanti per qualche tempo. Poi Kubrick decise di non farne nulla perché sarebbe stato troppo complicato, allora, ricostruire il mondo di Tolkien. Peccato. Tutto il resto però è in mostra, compreso il manifesto del film di Godard coi Rolling Stones, inizialmente pensato per i Beatles, che però lasciarono perdere presi da mille altri impegni.