VISIONI

Scott Turow, il thriller degli incontri mancati

CATACCHIO ANTONELLOCourmayeur

Il dominatore incontrastato del Noir in festival è un signore con barbetta appena accennata, non molto alto, ma grande affabulatore. Si tratta di Scott Turow, considerato il padrino del legal thriller, rivelatosi personaggio che va ben aldilà di un etichetta che lo banalizza. Un primo saggio è venuto dall'incontro tra Turow e Gherardo Colombo a proposito di giustizia. Turow infatti non è solo scrittore, dopo avere iniziato la sua attività mentre era docente di inglese, ha sentito l'esigenza di staccarsi dall'accademismo, si è rimesso a studiare e si è laureato in legge. Così, è stato anche procuratore distrettuale a Chicago, la sua città, dove gli è capitato tra l'altro di essere il pubblico ministero in un processo che vedeva imputato il ministro della giustizia dello stato dell'Illinois.
Percorso diverso da quello di Gherardo Colombo, ma con alcuni tratti comuni, suggellati ora dal fatto che Colombo, dopo essersi dimesso dalla magistratura, lavora per una casa editrice. Ascoltare il duetto che disserta di legge, giustizia, potere, media, corruzione e altro è un'autentica lezione di passione e competenza, oltre che di profondo senso civico.
In altri momenti Turow ha invece parlato più specificamente della sua attività di scrittore, anche in questo caso spaziando. Come quando gli è capitato di parlare di Saul Bellow e dell'influenza che questi ha esercitato su di lui. Turow racconta di avere alcune affinità con Bellow: sono entrambi di Chicago, sono di origine ebraica e sono scrittori. Ma non si sono mai incontrati di persona.
La prima occasione mancata fu un'intervista che la rivista Rolling Stone gli chiese di fare a Bellow fresco di premio Nobel. Intervista declinata. Poi è stato Turow a non accettare l'incontro in diverse occasioni. Così il rapporto tra i due si è limitato a un fitto scambio di corrispondenza. Turow ha compreso il motivo del suo stesso comportamento dopo la morte di Bellow, quando ha realizzato che Saul era stato compagno di scuola di suo padre. E avendo lui un rapporto difficile e complesso con il padre, dovuto al fatto che questi era rimasto orfano a quattro anni, maturando una sorta di rancore e di risentimento nei confronti del mondo che si era manifestato anche nei confronti del figlio. Quindi per Turow il rapporto con Bellow si intrecciava con quello paterno creando così una sorta di timore. Padre di Turow che viene rievocato attraverso i due soli romanzi che non rientrano nel genere: La legge dei padri e Eroi normali, con vicende della seconda guerra mondiale, sui luoghi dove babbo Turow ha davvero combattuto. Praticamente senza parlarne al figlio perché la retorica del coraggio, dell'eroismo, del valore si scontra con l'orrore quotidiano della guerra. Da qui il rifiuto della generazione dei figli nei confronti della guerra del Vietnam ritenuta inutile. Come quella attuale.
Accanto alla letteratura il cinema e un po' di televisione. Sky e Colorado hanno annunciato che in maggio verrà messa in onda la prima serie tv di Sky Italia: Quo Vadis Baby?, ispirata al personaggio protagonista del romanzo di Grazia Verasani, già tradotto per il grande schermo da Gabriele Salvatores. Sei storie inedite per la detective bolognese, interpretata di nuovo da Angela Baraldi, mentre la regia è di Guido Chiesa. Colorado che con Raicinema, ha presentato qualche frammento di Un gioco da ragazze, film diretto dal ventiquattrenne Matteo Rovere, tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Costi, racconto di ragazzine di buona famiglia dagli atteggiamenti brutali.
E il nuovo film di Salvatores tratto da Come dio comanda di Nicolò Ammaniti con riprese che inizieranno tra breve.
Tra i film selzionati da segnalare il curiosissimo Film noir, diretto da D. Jud Jones e Risto Topaloski, un thriller che parte da un omicidio compiuto sotto l'immensa scritta Hollywood sulle colline di Los Angeles, per sconfinare nello snuff. La stravaganza consiste nel fatto che si tratta di un film d'animazione, con fondali iperrealisti, colori prosciugati quasi al bianco e nero, salvo l'irruzione cromatica dei neon o del sangue.

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