POLITICA & SOCIETÀ

Legambiente strizza l'occhio al Pd «È finita l'era del dire sempre no»

RUSSO SPENA GIACOMO, MILANI STEFANO

Ormai è certo: il riformismo è arrivato ovunque, anche nell'ambientalismo. La conferma arriva dal congresso di Legambiente che si è aperto ieri a Roma e si concluderà domenica. Tre giorni in cui gli oltre ottocento delegati discuteranno di ambiente, di cambiamenti climatici, di economia e di sviluppo. Ma non solo. C'è da eleggere un nuovo presidente, quello che a detta di tutti traghetterà l'associazione ambientalista verso lidi più «democratici».
Il dimissionario Roberto Della Seta è già approdato nell'esecutivo del Pd disegnando di fatto la rotta. E ieri, durante la sua ultima relazione da segretario generale, ha buttato qua e là strizzatine d'occhi verso il nuovo partito veltroniano. «E' importante che Veltroni, assumendo la leadership, abbia indicato la questione ambientale come prioritaria per la nascita del suo nuovo soggetto politico», ha detto Della Seta tirandosi dietro le ire del ministro Pecoraro Scanio seduto in prima fila. La replica del leader Verde non si è fatta attendere. «Il mio partito si è sempre battuto su questi temi ed è grazie a noi che oggi la federazione Sinistra e Arcobaleno ha al suo interno una forte componente ambientalista». Poi con una punta di polemica: «Spero che gli amici del Pd facciano lo stesso e portino a casa un "sì" al solare e un "no" al carbone».
La sfida è aperta. Intanto il programma di Legambiente sembra sfoderare una nuova strada maestra: quella dell'ambientalismo propositivo, che non si ferma al «semplice no». «E' una sfida piena di difficoltà, ma ambiziosa e siamo disposti a arrivare fino in fondo», spiega Edoardo Zanchini, responsabile Energia e Trasporti della segreteria nazionale, che poi focalizza gli obiettivi: «Se vogliamo contare qualcosa, dobbiamo andare oltre la somma degli iscritti e confrontarci con la gente comune». Di certo, non si sono affievolite le «storiche» posizioni dell'associazione su alcuni temi: i no agli ogm in agricoltura, alle nuove autostrade, alle centrali a carbone e alla cementificazione sono netti.
Posizioni che portano Legambiente ad essere presente, come soggetto attivo, nei comitati locali che si battono in difesa del territorio: dal No Dal Molin, alla No Tav in Val di Susa, passando per il Ponte dello Stretto, l'autostrada tirrenica, per finire agli inceneritori siciliani. «Ma per difendere l'ambiente non ci si deve fermare ai no», ammoniscono vari delegati, mossi nel promuovere invece «cambiamenti propositivi, capaci di andare oltre l'interesse comunitario». Ecco così arrivare a una serie di aperture che segnano la nuova faccia di Legambiente, come il sì ai rigassificatori e agli inceneritori, comunque vincolato a dei paletti, come l'impatto ambientale e la vicinanza dai centri abitati, o il sì all'uso del trasporto ferroviario.
«Alcuni rigassificatori consentono di puntare sul metano, l'energia fossile a più basso impatto sull'ambiente e sul clima, come alternativa preferibile al petrolio e al carbone», spiega del resto dal palco Della Seta, sempre pronto a dare la linea. Ma la spaccatura con il resto del mondo ambientalista avviene sulla questione degli impianti eolici su cui Legambiente, in aperta polemica con le altre associazioni ambientaliste, ha deciso di sposare: «Grazie agli investimenti sull'eolico - afferma un delegato - Zapatero in Spagna è riuscito a superare l'utilizzo del carbone. Dovremmo fare così anche in Italia». Ma anche il no alla Tav in Val di Susa, «figlio di un progetto assurdo e inutile», non equivale infatti a un rifiuto generale dell'alta velocità, anzi «da Napoli a Bari sarebbe necessaria». Dello stesso avviso Zanchini che fa propria la filosofia del «non più un metro di autostrada» a favore delle reti ferroviarie: «Servono - dice - sia per il trasporto delle merci che per la mobilità dei pendolari, problema a cui nessuno pensa».
Così oltre al ferro dei binari si pensa favorevolmente anche alla costruzione di metropolitane (come a Roma) e al programma del car-sharing per diminuire lo smog delle automobili. Piattaforma che malgrado la contrarietà degli alti dirigenti sembra orientata sulla logica della «riduzione del danno dell'esistente». Infatti anche le reti no-fly, tra cui comunque è presente Legambiente, vengono in parte criticate in quanto «erroneamente» fanno la battaglia contro gli aeroporti low cost (riferimento al caso di Ciampino).
Ma i distinguo non piacciono proprio a tutti. Un delegato della regione Lombardia nota una difficoltà per molti attivisti che si trovano a lottare «sul campo» e nel frattempo vedono i propri dirigenti sedersi al tavolo delle trattative: «E' fondamentale per noi - sostiene - mantenere la propria autonomia dalle istituzioni. Va bene il dialogo con il governo fino a quando non finisce con l'ammorbidire le nostre rivendicazioni».
In questo scenario oggi il nuovo leader del Pd Veltroni farà visita al congresso e presumibilmente si giocherà le sue carte per «sussumere» definitivamente Legambiente.

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