LETTERE

La vera natura dell'«homo sinistrese»

l'intervento
CACCIARI PAOLO,

Scusandomi in anticipo per le banalità d'analisi e le ingenuità delle proposte che seguono, in vista degli «stati generali» della sinistra, vorrei cercare di dare un contributo.
Se provassimo a ragionare accettandoci per ciò che siamo e per ciò che amiamo di più, scopriremmo negli individui di sinistra una straordinaria propensione a pensare con la propria testa e a vivere le proprie esperienze. Conseguenza di uno spiccato senso critico e di una voglia di autonomia. Per contro, nella psicologia del «tipo umano» di sinistra, troveremmo un'insofferenza per ogni forma di inquadramento in strutture gerarchiche e una repulsione a delegare a altri le decisioni che possono riguardarlo. Pertanto, inevitabilmente, «l'homo sinistrese» segue comportamenti tendenzialmente anarchici e modalità di relazione faticose. Nel campo delle attività sociali, collettive ama operare in gruppi di affinità molto caratterizzati. Pensa che il rapporto interpersonale sia indispensabile per la convivenza e per stabilire «comunanze» tra le persone. Agisce per convinzione personale; ama l'evangelizzazione, aborrisce il marketing, la manipolazione, l'intruppamento nello «sciame». La sua utopia ultima è l'autodeterminazione e la piena realizzazione di ogni individuo. L'evidenza empirica di tutto ciò è l'esistenza di una miriade di «casematte» da cui parte il protagonismo politico-sociale delle sinistre: il circolo territoriale, il comitato di lotta, la sezione aziendale, il centro sociale, il gruppo d'affinità, l'associazione culturale, il giornale di tendenza, la bottega solidale... Mi chiedo se la «forma partito» non sia stata (in passato e ancor più oggi) uno strumento incongruo, conculcante, comunque disadatto a soddisfare le necessità di quanti sono politicamente attivi nei movimenti reali di trasformazione sociale. Le moderne scienze dell'organizzazione, gli studi di metodologia e soprattutto le esperienze che si sono sviluppate attorno alla rete telematica ci possono venire in aiuto per risolvere il seguente problema: come riuscire a dispiegare liberamente l'autonoma iniziativa dei movimenti, in ogni contesto territoriale e sociale, e al tempo stesso riuscire a stringere relazioni politiche continuative e utili al confronto/scontro con tutti i luoghi del potere costituito? La risposta potrebbe trovarsi nella orizzontalità del modello della rete, intesa come strumento di servizio, non centralizzatore, né gerarchizzante. Nodi locali che creano uno spazio pubblico egualitario, cooperante, fluido, aperto, condiviso sulla base di alcuni principi di funzionamento comuni minimi indispensabili (una carta dei principi) e delle regole di mutuo appoggio, comprese le modalità di scelta dei candidati nelle istituzioni rappresentative d'ogni ordine e grado (che io credo non possano che avvenire attraverso votazioni primarie). A questo punto si realizzerebbe il miracolo della cessione/svuotamento del potere dai centri e dai vertici, con la rinuncia al comando, alla direzione, alla trasmissione top-down, dissolvendolo lungo le linee di forza delle maglie della rete. Ciò che Rodotà chiama la disintermediazione. Così da cominciare, per parte nostra, a dare l'unica vera risposta alta e di prospettiva ai mali mortali che affliggono il sistema politico: l'autoreferenzialità delle oligarchie, il sequestro e la privatizzazione delle decisioni, il distacco e la frustrazione dell'elettorato, la perdita di senso della stessa democrazia. Del resto la sinistra si salva dalla catastrofica deriva autoritaria, leaderistica, presidenzialistica, massmediologica e riacquista credibilità e capacità di attrazione solo se riesce a distinguersi non solo a parole, non solo nella narrazione di un'idea di società altra immaginata, ma anche nei comportamenti pratici, nel dimostrare di essere qui e ora costituzionalmente diversa. Del resto, se vogliamo avere qualche speranza di successo, non abbiamo alternative, se è vero quello che diceva quell'omino indiano: «Le modalità di azione stanno al risultato come i semi ai frutti».

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