Dopo l'ottima prova fornita con American Splendor (purtroppo ancora inedito in Italia), la coppia di registi composta dalla signora Shari Sprinter Berman e da suo marito Robert Pulcini torna con un nuovo film. Questa volta però partono con apparente vantaggio. Il diario di una tata ha un buon budget, Scarlett Johansson protagonista, Laura Linney antagonista e una storia brillante che sbeffeggia non poco l'upper class newyorkese. Storia semplice: una ragazzotta del New Jersey fresca di studi approda alla Grande Mela in cerca di lavoro e la madre la spinge a cercare successo.
Non è facile, poi lei è restia, agli affari preferisce l'antropologia. Così, per caso, viene reclutata come tata dalla famiglia X. Lui è businessman, lei shoppaholic, a farne le spese è il ragazzino pestifero in cerca d'attenzione e d'amore. E qui entra in gioco la tata che riesce a dare un po' di calore all'odioso rampollo. In cambio però ottiene solo le attenzioni lubriche del capofamiglia e l'incomprensione totale della madre inutilmente indaffarata con le amiche. Per sua fortuna incrocia un ragazzotto piacente, unico raggio di sole in una realtà davvero grama.
Dopo un avvio entusiasmante, con le tipologie antropologiche newyorkesi presentate sottovetro al museo di scienze naturali, con ottimo effetto comico, il racconto comincia a smarrirsi nell'esasperazione del luogo comune. Siamo alla parodia con il corso per riccone su come rapportarsi alla servitù senza farsi mettere i piedi in testa. Scarlett ha l'età e la faccia giusta per essere una baby sitter e cerca di districarsi nelle situazioni paradossali in cui viene posta, Laura Linney sembra sguazzare nei panni della signora X, sprizzando disprezzo sociale da ogni poro. Ma le risate progressivamente si trasformano in sorrisi, poi in smorfiette accennate, infine subentra la rassegnazione dello spettatore di fronte al progressivo esaurirsi di idee brillanti.
Trascinati nel mondo dorato dei film con alto tasso d'aspettativa e con una delle star più calde del momento nonostante la giovanissima età, i coniugi Pulcini sembrano smarrire la loro verve indipendente. Il patinato eccessivo rende meno corrosivo l'acido che intendono gettare sull'ipocrisia dei ricconi egoisti e prepotenti.
In qualche modo subiscono la stessa metamorfosi della loro protagonista laureata trattata da servetta. Solo che lei incontra un giovanottone particolarmente facoltoso, mentre loro rischiano alla fine di non incrociare il pubblico.