Domenica, 25 novembre: una data che i cittadini della Croazia (e gli altri popoli dell'ex Jugoslavia) ricorderanno come una svolta. Almeno questa è l'opinione della stragrande maggioranza degli osservatori politici, i quali danno per certo che gli elettori chiamati alle urne provocheranno con il loro voto una sterzata a sinistra. Anche i sondaggi condotti a ripetizione negli ultimi 2 mesi prospettano la sconfitta dell'Accadizeta e la fine del governo guidato da Ivo Sanader che ha amministrato il paese sempre sul filo del rasoio, grazie all'appoggio esterno dei deputati delle minoranze nazionali, serbi e italiani compresi.
Il partito socialdemocratico, guidato dal giovane Milanovic succeduto al defunto Ivo Racan, ha suscitato entusiasmi e grandi speranze nel paese e anche i partiti di centro (autonomisti istriani, liberali, contadini e popolari) hanno preannunciato la disponibilità a sostenere i socialdemocratici, fiancheggiandone il governo o entrando a farne parte. Inclini a seguire questa strada sono pure le minoranze nazionali.
I partiti più forti restano i socialdemocratici che i pronostici danno al 37 per cento e gli eredi di Tudjman (Hdz) che possono raggiungere il 33-34 per cento. Sulla destra estrema il partito Hsp, lontano parente degli ustascia, si è sgretolato; passerà, pare, dal 9 al 6 per cento. La sinistra, nel suo complesso, continua ad essere fortissima in Istria, nel Quarnero e nella capitale Zagabria; il centro-destra resiste in Dalmazia.
Nel trascorso quadriennio Sanader e l'Accadizeta, pur continuando sulla linea della democratizzazione del Paese e dell'avvicinamento all'Unione europea, tracciata dai socialdemocratici dopo la morte del «Supremo», non sono riusciti a risolvere i principali problemi interni (corruzione, un capitalismo rozzo e selvaggio, disoccupazione) né quelli dei rapporti con i vicini Slovenia, Bosnia e Serbia. Nel programma del partito socialdemocratico, invece, ci sono prospettive che potrebbero cambiare la situazione non soltanto in Croazia: la soluzione concordata degli screzi di confine con la Slovenia, a cominciare dal Golfo di Pirano; la libera circolazione di merci e persone con la Bosnia, con la rinuncia a costruire il ponte che Sanader vorrebbe lanciare sul mare al largo di Neum (dove la Bosnia sbocca sull'Adriatico e interrompe la magistrale dalmata); l'ulteriore miglioramento dei rapporti con la Serbia e l'approfondimento dell'amicizia col Montenegro; la collaborazione con l'Italia sull'Adriatico, compresa la pesca e la creazione dell'Euroregione Alpe-Adria.
Una curiosità: tra i partiti minori in corsa per qualche seggio in Parlamento c'è la formazione privata di un ex accadizetiano, Branimir Glavash, che dopo 15 anni di potere al fianco di Tudjman prima e dello stesso Sanader dopo, finalmente è finito in galera con l'accusa di crimini di guerra, liquidazione feroce, nel 1991-92 di decine di civili serbi. Quest'uomo, «generale dell'esercito croato» ha fondato un partito di «reduci della guerra patriottica» e si è presentato a queste elezioni. Quasi certamente verrà eletto. In tal caso niente processo e pronta scarcerazione.
Un ultimo appunto: la minoranza italiana in Croazia (28.000 persone) presenta tre candidati per il seggio garantito in parlamento: Furio Radin, presente al Sabor da ormai 15 anni, l'attore teatrale Lucio Slama e il professore liceale Denis Stefan. I loro programmi si assomigliano (difesa dei diritti della comunità nazionale, espansione del bilinguismo, sostegno alle scuole e all'editoria), ma nessuno dei concorrenti ha il peso politico di Radin che, oltretutto, è presidente della massima organizzazione socio-politica e culturale della minoranza, l'Unione italiana. Radin continuerà a rappresentare gli italiani nei prossimi quattro anni, e stavolta a sostegno del centro-sinistra.