«Guarderemo con attenzione come verrà trattato il poliziotto che ha sparato a Gabbo Sandri. Deve finire in galera, rapidamente. E pazienza se si fa un po' di carcere preventivo, a Roma ci sono quattro ultras arrestati e nessuno dice nulla. Per quel che ci riguarda, ci serve un raduno di tutte le tifoserie per guardarci in faccia e decidere come muoverci, i cortei sarebbero inutili». Sono pochi i tifosi delle curve romane che accettano di parlare, quando dici che sei del manifesto e vorresti capire meglio chi sono e cosa pensano. Quelli che lo fanno premettono che da questa discussione dovrà sparire persino il nome del gruppo ultras di cui fanno parte. Poi, però, ti spiegano che sono fascisti, perché fascista è la periferia della metropoli. Che andrebbero in cima al mondo per il «capo rispettato» che si sono scelti, che possono distribuire un volantino di Forza nuova e passare la notte ad attaccare i manifesti di An «per guadagnare due lire», ma poi al corteo non ci vanno e in sezione nemmeno.
Le curve sono un mondo a parte, quelle romane un continente guardato con diffidenza da tutte le altre bandiere. Che il nemico siano prima i poliziotti e poi la squadra avversaria, l'hanno deciso almeno da 15 anni. C'è chi dice che l'inizio della storia è appeso agli scontri del 21 novembre 1994 a Brescia, in cui tifosi di entrambe le squadre (guidati da Maurizio Boccacci, ex leader di Movimento politico) accoltellano il vicequestore Giovanni Selmin. Quel che è accaduto domenica è solo l'ultimo degli esempi: un agente spara ad un tifoso della Lazio. Il tam tam fissa l'appuntamento durante la partita in casa della Roma, ma sotto la curva della Lazio, e a fare gli scontri saranno, insieme, biancoazzurri e giallorossi anche se la direzione delle azioni sarebbe stata affidata a questi ultimi.
La maggior parte ha dai 20 ai 30 anni, li accomuna il linguaggio della strada, il codice violentista, fascistoide e darwiniano che riassumono in un brodecardo latino che hanno fatto slogan: «Ubi maior minor cessat». Lo scontro con le tifoserie avverse è l'essenza di tutta la «mentalità ultras»: contrasti di natura politica, storica («Bisogna tenere in alto il nome dell'impero romano») o solo calcistica, «ma abbiamo un nostro codice - spiegano - non colpiamo i semplici tifosi». Anche se poi su l'uso dei coltelli si dividono tra chi è fermamente contrario e chi dice: «Non ci devono essere limiti nella lotta». Tutti d'accordo, però, «l'Ultras è uno stile di vita». Mentalità «portoghese», perché l'accesso allo stadio deve essere gratuito, «è un nostro diritto vedere la partita». E stile «inglese», per evitare la polizia allo stadio si va casual senza sciarpa e, se possibile, in taxi. Un modo di essere che rende la «loro» curva terreno fertile per i gruppi politici d'estrema destra e per la diffusione di varie forme di malavita organizzata e non.
Gli anarchici della sud
La tifoseria romanista è frammentata. La destra ha provato ad egemonizzarla senza successo e i gruppi si succedono l'un l'altro. A gestirla ci sono fondamentalmente tre gruppi. Il gruppo storico Fedayn, nato nel 1972 da un simpatizzante di autonomia operaia (Roberto Rulli) ma ora apolitico(«Non ci sentirete mai - dicono - intonare cori politici»), gli Ultras Romani, d'ispirazione fascista, anche se ora preferiscono il merchandising alla politica, e i Boys, in declino dopo la morte nel 2003 del loro leader Paolo Zappavigna, oltre ad una miriade di gruppetti nella «parte bassa della Sud». Non è sempre stato così. Per 20 anni la Sud è stata gestita da un unico gruppo: il Cucs (Comando ultrà curva sud), che organizzava il tifo in casa e in trasferta. Ufficialmente apolitico, aveva una forte componente di sinistra, con solo piccole frange destrorse. Il suo sole è tramontato alla fine degli anni '80, per colpa delle scissioni interne: Opposta Fazione (gruppo d'assalto notoriamente di destra, ora scomparso a causa della totale assenza dei sostenitori, decimati da arresti e diffide) e Gam (Gruppo Anti Manfredonia) per citarne alcuni. Il rafforzamento dei Fedayn e dei Boys ha fatto il resto. I Ragazzi compaiono per la prima volta nel 1972, ma riescono ad affermarsi in curva solo negli anni '90, quelli di Meridiano Zero e Movimento Politico. «Con il loro avvento sono iniziati i tentativi fascisti di egemonizzare il tifo giallorosso», ricordano all'unisono più ultras. Ma la cacciata definitiva dei Cucs avviene nel 2000. «Era giusto porre fine a quell'esperienza per dare vita a una gestione più plurale della curva», argomenta un tifoso che ha fatto parte di quel gruppo fino alla fine. Più realistica la posizione dei Fedayn: «In curva vige la legge del più forte, bisogna difendersi da soli, loro non ci sono riusciti». Da quel momento nel cuore della curva si susseguono esperienze di tifo organizzato, anche se nessuna ha retto a lungo. La più longeva è stata quella degli As Roma Ultras, noti per aver sfoggiato celtiche e striscioni sui forni. Ora lì sotto siedono Curva Sud Roma 1973 (anno in cui i romanisti con un golpe cacciarono i laziali, impadronendosi della sud, prima condivisa coi «cuginastri»), Offensiva Ultras, Bisl (Basta infami solo lame), Asr Crew, Irish Clan, più altri ancor più piccoli.
Curva Nord, impero irriducibile
«Curva nord gerarchia, curva sud anarchia», questo striscione degli Irriducibili è emblematico per capire la differenza tra le due curve. Dalla fine degli anni '80 lo strapotere del principale gruppo laziale si è man mano rafforzato fino a diventare incontrastato. Gli Eagles Supporter, apolitici, cacciati nelo 1989, sono la prima vittima sacrificale della nuova gestione. Una persona vicina agli Irriducibili racconta come «siano stati capaci di portare un nuovo tifo importandolo dall'Inghilterra, per anni hanno fatto scuola in Italia alle altre tifoserie». Molti membri del gruppo hanno un passato nell'Oltremanica, dove hanno potuto confrontarsi con lo stile hooligans. Anche la loro canzone più intonata è di stampo inglese: «You'll never walk alone». Così nuovi cori, il ritorno ai colori biancoazzurri, un nuovo codice di comportamento hanno fatto sì che in Nord si instaurasse un monopolio, spezzato solo negli ultimi anni grazie alla comparsa di Banda Noantri, prima, e In Basso a destra, poi. I due gruppetti nascono in risposta alla gestione commerciale imposta dagli Irriducibili: negozi in cui si vende il materiale del gruppo (dalla semplice sciarpetta alla felpa con cappuccio), organizzazione delle trasferte e rapporto economico con l'ex presidente della Lazio Sergio Cragnotti. Nato nel 2002, con uno spirito d'assalto, Banda Noantri si è sciolta nel marzo scorso, falcidiata da diffide e fermi, per poi ricompattarsi con due nuovi nomi, In basso a destra, appunto, e White Shoes. Il declino degli Irriducibili è cominciato con l'arrivo del presidente Claudio Lotito, nel 2004. Il nuovo presidente ha intrapreso con il gruppo un braccio di ferro. Se non li ha battuti, di certo gli ha complicato gli affari: tutta la cupola degli Irriducibili è agli arresti, con l'accusa di aver appoggiato la cordata «camorristica» capeggiata dall'ex bandiera Giorgio Chinaglia che voleva provare a comprare la squadra.
Il disegno fallito dell'estrema destra
Per tutta questa giungla di gruppi e sottogruppi, l'estrema destra ha sempre avuto parecchio interesse. Il teorico dell'intervento politico in curva è stato, sopra tutti, Maurizio Boccacci, ex leader di Movimento politico. Dopo i fatti di Brescia, all'inizio del millennio, fonda l'organizzazione politica Base autonoma. Più o meno nello stesso periodo nascono, nella Nord Banda noantri (che, però, ha una identità a se, legata soprattutto al quartiere romano di piazza Vescovio) e nella Sud Tradizione e distinzione che del gruppo di Boccacci è una vera e propria estensione. Tutto sembra andare alla perfezione. Il 27 ottobre 2002, vigilia dell'anniversario della marcia su Roma, le due tifoserie arrivano ad esporre un identico striscione: «28-X-2002 Marciare e non marcire». Per il giorno dopo Base autonoma ha organizzato una manifestazione nazionale a Roma e Boccacci e i suoi son convinti che la mossa al derby segnerà la tappa fondamentale per l'arruolamento dei militanti contattati in curva. Peccato che la mattina dopo, in piazza ci siano sì e no centocinquanta persone, pochissimi in generale, ma anche se si pensa che Banda noantri all'epoca conta tre o quattrocento attivisti e altrettanti ne fa Tradizione e distanzione. Il gruppo romanista fallisce subito dopo, la Banda ci metterà un po' di più. Oggi il gruppo politico più organizzato in curva sud è Padroni di casa, fa riferimento a Casa pound e al suo leader romano Gianluca Iannone a sua volta collegato a Fiamma tricolore. Iannone vorrebbe diventare un leader da stadio, da un anno si fa vedere in tutte le trasferte, ma i suoi sono un centinaio. Base autonoma ha messo le mani sul gruppetto ex San Lorenzo Primavalle, ora Ultras Roma, pochissimi pure questi.
Dalle parte della Nord non va meglio. Tolta In basso a destra e i suoi legami di quartiere (a piazza Vescovio c'è anche una sede di Forza Nuova), gli Irriducibili hanno ottimi rapporti con An. Fabrizio Toffolo, tra i fondatori, è stato il portaborse dell'ex assessore regionale Giulio Gargano, travolto dall'inchiesta su Lady asl. Gli fecero pure campagna elettorale. Eversori anche questi?