L'inchiesta sugli scontri nei pressi dello stadio di Roma fa acqua da più parti. Se nelle prossime ore non arriveranno le attese identificazioni tramite i filmati della polizia, rischia di crollare rapidamente su se stessa.
Ieri mattina i pm Pietro Saviotti e Caterina Caputo hanno deciso di contestare l'aggravante del terrorismo solo a due dei quattro arrestati: Saverio Candamano, 28 anni, originario di Palmi e Claudio Gugliotti, 21 anni, romano. I reati che avrebbero compiuto (devastazione e saccheggio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale), dice la procura, sarebbero aggravati dall'ipotesi di eversione perché sono accusati di aver assaltato la caserma delle volanti «Maurizio Giglio» in via Guido Reni, colpendo dunque una struttura preposta alla sicurezza dello stato. Nel provare questa ipotesi, però, i pm avranno almeno tre problemi. Il primo è che, conoscendo il profilo dei due come ormai lo conosce la Polizia, sarà difficile dimostrare che appartengano ad organizzazioni dell'ultradestra che frequentano la curva ma in testa hanno obiettivi politici precisi. Uno di loro, addirittura, è un attivista di sinistra. Claudio Gugliotti, ventun'anni, incensurato, forse non è esattamente un militante politico, ma è di certo uno che frequenta quel piccolo pezzo della curva romanista ancora occupata da «compagni». Candamano, invece, è soprattutto un giovane criminale comune: a soli ventisette anni è un rapinatore recidivo, non è chiaro con quali simpatie politiche. Perdippiù le prove contro i due sono piuttosto deboli. Sono stati presi all'esterno della caserma «Mario Giglio» e non durante l'assalto, che si è spinto fin all'interno della struttura devastando il posto di guardia. Dal punto di vista generale, poi, finora l'assalto alle forze di polizia, seppure premeditato, non è mai bastato per accusare qualcuno di aver agito con l'obiettivo di stravolgere l'ordine dello stato. Che quell'accusa sia un passo azzardato lo pensa pure il Viminale e infatti, ieri, Amato ha parlato solo genericamente di «volontà eversiva» scegliendo di non soffermarsi più di tanto su questa ipotesi.
Anche gli elementi contro gli altri due arrestati rischiano di crollare pian piano che il quadro si farà più limpido. Lorenzo Sturiale, trentenne, romano, pure lui di sinistra e romanista è stato fermato nei pressi dello stadio Olimpico, quando gli scontri erano appena iniziati, così com'è accaduto al giovane Valerio Minotti, classe 1986. E per entrambi sarà difficile dimostrare che abbiano devastato e saccheggiato la città. La prima valutazione spetterà, questa mattina, al gip Enrico Imprudente, durante gli interrogatori di garanzia nel carcere Regina coeli.
Intanto nei pressi del pub di piazza Vescovio, luogo di ritrovo degli ultrà laziali della Banda de noantri, fino a qualche mese fa frequentato anche da Gabriele Sandri, sono comparse due minacciose scritte firmate Acab, acronimo di All cops are bastards. Dicono «Stato assassino» e «Presto un altro Raciti, sbirri infami. La nostra rabbia vuole il vostro sangue». Nella piazza c'è invece una grande scritta «Gabriele vive», tracciata in bianco e azzurro.
Nel resto del paese gli arresti proseguono. Nelle ultime ore ce ne sono stati dieci a Bergamo, dieci a Milano e nove a Taranto (uno è figlio di un poliziotto). Nella città pugliese, oltre alla sconfitta a tavolino e la squalifica per quattro giornate del campo, sembrano imminenti altri riconoscimenti. A Bergamo ai sette arrestati nella notte si sono aggiunti i tre di ieri mattina: dovranno rispondere dei reati di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Oggi interrogatorio in carcere per la convalida dell'arresto, mentre i giocatori orobici (Doni ieri è stato ascoltato in questura) scrivono e firmano una lettera contro i «delinquenti» in curva.
A Milano, al lunedì di analisi dei video, è seguito un martedì intenso in termini di arresti e provvedimenti: nella notte una volante ha arrestato due ragazzi che scrivevano sui muri frasi tipo «10 100 1000 Raciti». Il pm li ha definiti di «spiccata pericolosità sociale». Domani saranno interrogati per la convalida dal gip Salvini, per loro l'accusa più pesante è quella di «istigazione a commettere delitti contro la personalità interna dello Stato». Gli altri otto arrestati - che saranno processati oggi per direttissima - sono invece accusati di aver partecipato agli scontri di domenica a Bergamo e alla manifestazione degli ultras interisti dopo la sospensione della partita tra Inter e Lazio. I tre milanisti risponderanno, a vario titolo, di violazione del daspo, travisamento e violenza a pubblico ufficiale. Due di loro, secondo fonti investigative, sarebbero delle Brigate Rossonere. Volti noti alle forze dell'ordine anche i cinque interisti arrestati. Tre sono stati fermati in relazione al corteo di domenica: appartenenti al gruppo di destra della Nord interista degli Irriducibili, dovranno rispondere di travisamento e inottemperanza del daspo. Altri due scappati al daspo sono gli esponenti del tifo nerazzurro arrestati in giornata dai carabinieri: uno di loro sarebbe un militante della estrema destra milanese, con la Ambrosiana Skinheads, gruppetto di pischelli costola degli Hammers Skin di Milano, vicino a Forza Nuova e già noti per uso spregiudicato di coltelli e amicizie malavitose. L'altro arrestato farebbe capo al gruppo degli Irriducibili e sarebbe già noto per essere stato denunciato per discriminazione razziale a seguito di una rissa in un pub di Bari.