Domenica, è l'una, in macchina la radio è accesa. E racconta della tragedia dell'autogrill (Radiouno). Raccontano di una rissa violenta tra tifosi juventini e laziali presso un autogrill vicino ad Arezzo. Rissa con spranghe. C'è stato anche un intervento della polizia stradale. Un colpo è partito e un tifoso laziale è morto. Questo è quanto. A seguire viene detto che la partita Inter-Lazio è sospesa. Ma chi ha sparato? Non è detto. Tv accesa. I notiziari si susseguono. Ma non c'è alcuna volontà di fare chiarezza. Brutto segno.
Perché la notizia circola e la cortina fumogena delle autorità sulla responsabilità di quella morte diventano miscela esplosiva. Ai tg già si vedono il fratello del ragazzo ucciso e il suo avvocato, disperazione e rabbia per quello che l'avvocato definisce «omicidio volontario». A controbilanciare si dice anche che sono stati trovati due coltelli e manici di ombrello (!). In tv arriva il questore di Arezzo, in quella che viene definita conferenza stampa senza possibilità di fare domande, parla spudoratamente di un poliziotto della stradale che ha sparato in aria per sedare la rissa. Menzogne in serie, i colpi in aria vanno in aria, la rissa era comunque finita, il ragazzo colpito era in macchina. Prestando attenzione si capisce anche che il poliziotto non era sul luogo della rissa, ma dall'altra parte della carreggiata. Tutti mostrano il luogo dov'era l'auto colpita, nessuno però spiega la dinamica dell'accaduto.
Alle 15, seppure con qualche minuto di ritardo iniziano le partite che il capo della polizia non ha voluto sospendere. Quelli che il calcio non va in onda, la Ventura ha giustamente deciso così. La diretta Sky del campionato si sofferma su Atalanta-Milan, interrotta dopo pochi minuti, con i tifosi che cercano di sfondare il vetro di protezione. Non vogliono che si giochi. Così sarà. Amoruso segna un goal a Reggio Calabria, ma si rifiuta di esultare. Resta l'unico. Sulle altre reti televisive e calcistiche tutto procede regolarmente. Con la cronaca che si affaccia. A Buona domenica c'è Moggi.
Nei servizi sportivi si scopre che lo stadio di Bergamo sarebbe inagibile, ma il sindaco, l'opportunità, etc. etc. hanno fatto sì che venissero chiusi gli occhi. La sera il cerchio si chiude. Su tutte le reti quasi tutti fanno una premessa, sono vicini alla famiglia di Sandri, poi sono parole in libertà. Tutte o quasi contro gli ultrà. Che non saranno stinchi di santo, anzi alcuni sono personaggini da evitare con cura, ma possibile che a nessuno venga in mente che tutta la filiera del potere costituito ha infilato una serie di sciocchezze immani? Il questore di Arezzo ricompare continuando a sostenere a parole la tesi del colpo sparato in aria, ma l'espressione tradisce imbarazzo. Le tv, nel loro insieme, non hanno svolto con serietà il loro dovere informativo, pur con diverse sfumature, così di fronte a veline amplificate e dichiarazioni assurde ha trovato voce solo la rabbia.