CAPITALE & LAVORO

«Blocchiamo l'Italia contro la precarietà»

RUSSO SPENA GIACOMO

Ingressi bloccati all'università, picchetti stradali improvvisati, cancelli incatenati in diverse scuole, stazioni dei treni occupate, cortei spontanei «rigorosamente non autorizzati». Avevano promesso di generalizzare lo sciopero dei sindacati di base bloccando le città e, a macchie di leopardo, ci sono riusciti: caos per le strade, traffico impazzito, atenei e scuole deserti, defezioni nei luoghi di lavoro sono il risultato. Precari non sindacalizzati, giovani «invisibili», studenti, occupanti di case e migranti, sono i protagonisti della protesta. Insieme per rivendicare nuove tutele, reddito garantito e per opporsi alle politiche economiche e securitarie del governo Prodi.
Per molti di loro la giornata ieri è iniziata di primo mattino. Dalle 9 ben cinque manifestazioni hanno attraversato Roma per poi confluire nella piazza di partenza del corteo dei sindacati. Universitari che dopo aver «picchettato» gli atenei (Sapienza e Roma Tre) hanno rivendicato con slogan e sound itineranti il loro diritto ad avere spazi autogestiti per «produrre nuova formazione e didattica». Studenti medi che dopo aver chiuso con catene le scuole hanno fischiato il sindaco Veltroni per le sue posizioni «troppo concilianti nei confronti dei fascisti». Centri sociali e occupanti di case autori di lunghi cortei nei quali hanno improvvisato blocchi estemporanei del traffico. «È andata benissimo, oltre le aspettative. Abbiamo fermato la circolazione delle merci e delle persone», afferma Alberto De Nicola della Rete per l'Autoformazione che poi parla della precarietà come «dato strutturale» del moderno sistema produttivo: «Per questo bisogna conquistare nuovi diritti, sperimentando pratiche innovative come il blocco delle città». Ma nessuna frattura con le figure tipiche sindacalizzate, anzi in piazza si sfila insieme. «Nessuna contrapposizione tra garantiti e non, è nato un soggetto più ampio» spiega Sandro, fondatore della rivista Infoxoa, che fa notare come lo striscione d'apertura sia «Diritto del lavoro, diritto al reddito».
Ma anche Milano si è mobilitata fin dal primo mattino con serrate dinanzi le scuole e cortei spontanei composti da migranti, precari, collettivi medi e universitari. «È ora - spiegano gli organizzatori - di smascherare la vera insicurezza, quella del neoliberismo che impedisce di vivere con dignità». Momenti di alta tensione si sono vissuti invece a Padova quando Trenitalia ha impedito ai partecipanti di raggiungere la manifestazione di Venezia. «Chiedevamo una riduzione simbolica, di circa 2 euro, sul biglietto - spiega il leader dei centri sociali nordestini Luca Casarini - ma non hanno fatto partire i treni dalla stazione». Risultato: ore di bagarre ma senza nessun esito. I manifestanti - tra cui c'era una delegazione dei No Dal Molin venuta per protestare contro «la precarietà esistenziale che fanno vivere le mega infrastrutture» - non sono arrivati a destinazione. Sul comportamento di Trenitalia Casarini con preoccupazione guarda al futuro prossimo: «È un'avvisaglia per il corteo del 17 novembre a Genova sul G8».

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