VISIONI

Celestini nel call center

Parole sante
CATACCHIO ANTONELLO,Roma

Ascanio Celestini è un fiume in piena. Appassionato, documentato, indignato ma anche lucido. Il suo documentario Parole sante affronta la questione del precariato, anzi in particolare segue un gruppo di lavoratori dell'Atesia, il più grande call center italiano, che da soli e senza aiuto hanno cominciato a organizzarsi per contrastare una situazione insostenibile.
Racconta Ascanio «due anni fa mi avevano chiamato per fare uno spettacolo di sottoscrizione. Non c'era tempo, però li ho conosciuti, ho cominciato a seguire quel che accadeva nel call center. In particolare nel collettivo che si era costituito». E il primo dato che affiora evidente, quasi osceno è quello del lavoro precario, prosegue Ascanio «quella del precariato è una condizione persino illegale perché anche in base alla legge 30 non dovrebbe esistere nei termini in cui invece esiste oggi. E non lo dico io, ma l'ispettorato del lavoro che, dopo due anni di indagini ha stabilito che i 3.500 lavoratori dovevano essere assunti, proprio in base a quella legge. Rispetto al precariato centrodestra e centrosinistra non hanno fatto nulla per cambiare la situazione, c'è una disattenzione totale».
Nel documentario si racconta anche come si sia poi giunti a un accordo con l'azienda «e quando è passato si è parlato di grande vittoria - sottolinea Celestini - invece era come un'amnistia nei confronti dell'azienda». Già perché essere assunti a 500 euro al mese non suona proprio come una vittoria. C'è però un aspetto effettivamente positivo «s'è creata una coscienza tra quei lavoratori, nel referendum sul welfare la proposta sindacale d'accordo ha preso un 77% di no, nonostante abbia votato solo chi è rimasto in Atesia perché a suo tempo aveva accettato quell'accordo sindacale». Non è questione solo di coscienza e schieramenti «questo non è un documentario contro i sindacati, ma si devono rendere conto che la situazione è più complessa, il governo più debole, non può più neanche decidere quanto possa essere pagato l'operaio delle acciaierie di Terni, che ormai sono di una multinazionale. Il sindacato in Atesia ha perso l'occasione per un laboratorio importante».

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