VISIONI

«In prison my whole life», racconto di una voce scomoda

Mumia Abu Jamal
CATACCHIO ANTONELLORoma

Se quello di Wesley Cook fosse un semplice errore giudiziario, con condanna a morte, sarebbe un caso pur sempre odioso, ma come ne capitano purtroppo tanti. Quello di Cook invece, conosciuto con il nome di Mumia Abu Jamal, è diventato un caso esemplare e politico. Da molti anni. Perché Mumia è in carcere da 25 anni. Con tutte le restrizioni del caso, compresa quella per cui può fare una telefonata la settimana per pochi minuti. Da tempo quella telefonata è diventata una trasmissione radiofonica. Lui, che era stato soprannominato la voce di chi non ha voce, per il suo impegno giornalistico in difesa della comunità nera sottoposta a discriminazioni e angherie, ora prosegue quella battaglia ideale in condizioni estreme.
In prison my whole life, il documentario diretto da Marc Evans, sostenuto da Amnesty International e prodotto tra gli altri da Colin Firth e Domenico Procacci, ricostruisce l'intera vicenda con un racconto incalzante e appassionante. Il titolo, «in prigione tutta la mia vita», si riferisce a William Francome, l'altro protagonista di questa storia. William è nato il 9 dicembre 1982. Quella stessa notte a Philadelphia nel corso di una sparatoria, viene ucciso il poliziotto Daniel Faulkner e rimane ferito a terra Mumia. Che viene immediatamente accusato di essere l'omicida. Mumia si dichiara innocente, lui, giornalista radiofonico, politicamente impegnato, licenziato da una radio proprio per i suoi interventi, è costretto a fare il tassista per rimediare qualche dollaro. Per questo capita lì, ha appena scaricato un cliente. Ma l'opinione pubblica e la polizia vogliono un colpevole. Il processo è quantomeno sbrigativo, la condanna a morte già scritta. Da quel momento Mumia è divenuto il diavolo per quanti ancora oggi espongono targhe in memoria del poliziotto ucciso, mentre per moltissimi altri è un capro espiatorio. Nel corso degli anni sono emersi fatti nuovi, ma quella condanna rimane, e si è in attesa di una possibile riapertura federale del caso.
Scandito dagli infiniti minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni che Mumia ha trascorso in galera il racconto parte proprio da William, di famiglia liberal, che ripercorre tutte le tappe del caso, incontra esponenti di rilievo come Noam Chomsky,Steve Earle, Alice Walker, Mos Def, Angela Davis, Snoop Dogg e arriva anche a incontrare lo stesso Mumia. Viene smontato pezzo per pezzo il processo, tutto questo nel tentativo di dar voce al caso di Mumia. Ispiratore di canzoni hip hop, icona per il movimento contro la pena di morte, figura di riferimento per tutti quelli che si battono contro le ingiustizie. Perché in fondo questi sono i motivi che lo hanno portato in galera, prima ancora del processo. Quando raccontava dei Move, aggrediti dalla polizia, che per stanarli non esitò a bombardare la casa dove erano asserragliati facendo scempio, anche di bambini. E Mumia raccontava tutto, così come ancora fa la sua voce (dalle radio e da Internet) che continua a essere scomoda. Come questo sbalorditivo documentario.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it