VISIONI

Un noir a colpi di estetica orientale e codice d'onore

Le deuxième souffle
CATACCHIO ANTONELLO,

La festa inaugura con Le deuxième souffle di Alain Corneau. All'ingresso dell'Auditorium un ricciolo verde fatto d'erba e un tappeto rosso per accogliere Monica Bellucci protagonista. A completare la gamma cromatica il film: un noir. Anzi, un noir et blonde, visto che Bellucci sfodera un'inconsueta pettinatura bionda, «per questo film mi sono ispirata alla Bardot, alla Deneuve alla Signoret, che avrebbe dovuto interpretare il mio personaggio nel film di Melville, ma i miei riferimenti sono alle more, Magnani, Loren, Lollobrigida, Cardinale». Inevitabile che spuntasse Melville, visto che fu lui a dirigere Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide! nel 1966. Un capolavoro inarrivabile. Ma che non aveva convinto José Giovanni, autore del romanzo, ispirato a personaggi veri che Giovanni conobbe durante la sua lunga permanenza in carcere. Giovanni poi è divenuto amico di Corneau che a distanza di anni ha deciso di realizzare questo remake dallo stesso titolo Le deuxième souffle (in originale). Anni '60, Gu evade, era un gangster ricco e temuto, ora è braccato e senza un soldo. Unico appoggio possibile Manouche, sua donna d'un tempo e Alban, guardaspalle fedele a entrambi. I cadaveri non si contano (i primi partono per il contrabbando di sigarette, le blondes, di nuovo), e aumentano ancor più quando la polizia fa credere che Gu abbia tradito i suoi complici in una rapina. L'etica del malavitoso non lo permette. Un universo tutto maschile, dominato da pistole fumanti e cappelli tenuti sulla zucca anche in casa. Unica presenza femminile, lei, Manouche, soprannome che sta per gitana, ma non dite che si tratta di femme fatale, Corneau non condivide, certo che ogni uomo che entra nella sua sfera sentimentale sembra destinato a essere riempito di piombo. Non per colpa sua, è vero. Ma così è. Corneau colora molto il noir, gioca di estetica e codice d'onore, i poliziotti sono tutti imbecilli o brutali, tranne il commissario Blot, l'anima più nera nella sua lucidità speculare ai criminali, il cinema di Hong Kong si affaccia nella Marsiglia anni '60, creando cortocircuiti non sempre efficaci nell'arco delle due ore e mezzo abbondanti di film. Corneau rivendica il noir come genere francese doc (dimenticando così una bella fetta di cinema hollywoodiano) e il suo riferimento iconografico è Delon, che aleggia fantasmatico accanto a Daniel Auteuil, Michel Blanc, Jacques Dutronc, Eric Cantona e a lei, Monica Bellucci.

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