SPORT

Dalla Cina alla McLaren va di moda la spy story

Imbrogli
PIERANNI SIMONE,

Wuhan, Cina centrale, il giorno prima dell'esordio nei mondiali di calcio femminili della Cina contro la Danimarca. Uno specchio bidirezionale. Da una parte la seduta tattica delle giocatrici danesi. Dall'altra un paio di uomini con videocamere, intenti a riprendere e catturare tutto. Non è quanto accaduto in una stazione di polizia, ma nella sala conferenze dell'albergo dove le danesi preparavano il match. La partita è poi finita 3 a 2 per le padrone di casa. Sui giornali cinesi la notizia è però un'altra: le scuse in ritardo del tecnico danese, Kenneth Heiner-Moller, reo di non aver stretto la mano alla mister della Cina, la svedese Marika Domanski-Lyfors, al termine della gara. Dopo un paio di giorni di imbarazzato silenzio, il ct danese ha spiegato che era «solo frustrato per la sconfitta» e che col suo gesto non voleva «accusare nessuno». La polizia cinese ha arrestato i due spioni con la telecamera ma non ha reso nota la loro identità, avvolta nel mistero. La Fifa, per evitare guai, ha deciso di non aprire alcuna inchiesta. Pare con l'accordo della federazione danese.
Nella storia del calcio di una volta non sono pochi gli allenatori improvvisatisi investigatori. Franco Scoglio, il Professore, andava dietro i propri giocatori, aspettava che parcheggiassero, che entrassero in discoteca. Poi si avvicinava alla loro macchine e su un foglietto vergava poche ma precise parole: «il tuo allenatore lo sa». Il calcio moderno si è evoluto: Moratti per capire le straordinarie nottate milanesi di Cristian Vieri si è servito di investigatori privati di professione. Sempre agli stessi avrebbe anche fatto dare un'occhiata ai conti dell'ex arbitro De Santis, una delle guest star di Calciopoli. Salto quantico, di chi ha soldi e può permettersi di spenderli come meglio crede. Nel febbraio 2007 era toccato ad Alex Ferguson, indispettito dai ripetuti voli sul campo d'allenamento del Manchester United eseguiti da aerei misteriosi. Motivazione, rilevamenti geografici: Ferguson non ci ha mai creduto. Nello stesso periodo a Valencia spariva misteriosamente un computer con il lavoro giornaliero dei calciatori. Mai restituito.
La spy story va di gran moda nello sport, ultimamente. Lo spionaggio industriale della McLaren ai danni della Ferrari è stato il romanzo dell'estate e ha partorito un doppio processo con sentenze parenti strette di quelle di Calciopoli. Il gran capo di Woking, Ron Dennis, ha fatto sapere ieri che la scuderia inglese non presenterà ricorso contro la multa e la squalifica nel mondiale costruttori, «questa storia deve finire qui». Finirà probabilmente anche la sua di storia in Formula 1, sicuramente quella di Fernando Alonso in McLaren. Secondo il Times, il campione del mondo spagnolo avrebbe ricattato Dennis: o mi fate diventare numero 1 e mi togliete dalle palle quel pischello di Hamilton - avrebbe detto - oppure vado a cantare alla Fia. Cosa che poi ha effettivamente fatto, fornendo le sue compromettenti email ma solo dopo che Dennis si era rassegnato a collaborare per limitare i danni. Il futuro del pentito in McLaren ha le ore contate.
La spy story sportiva ha coinvolto anche gli Stati uniti. Nei giorni scorsi la Nfl ha multato i New England Patriots di 250mila dollari e il loro coach Bill Belichick di 500mila: durante la partita con i New York Jets avevano utilizzato una telecamera per decodificare i segnali difensivi degli avversari, pratica vietatissima nel football americano. Non solo multa: se arriveranno ai play off, dovranno rinunciare a una delle scelte del draft dell'anno prossimo. In attesa che i video, chissà, arrivino presto su Youtube.

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