Di cosa parla Gianni Riotta per lanciare il nuovo telegiornale di Raiuno che partirà lunedì 17 settembre, alle 20, ora di punta, con lo studio tirato a lucido, schermi al plasma, sigletta «anti-ansia» di Ludovico Einaudi? Prima di tutto il direttore del Tg1 dice dell'«ondata furibonda di antipolitica», del fenomeno Beppe Grillo che quando aizza le masse chiedendo l'abolizione dei partiti «non è mai cosa buona». «L'antipolitica - spiega - è la rinuncia alla realtà e noi dobbiamo convincere la gente che non siamo il microfono del potere». Sulla bufera ai vertici Rai non proferisce sillaba, ma appena può ribadisce che la sua nomina a direttore è stata votata all'unanimità, altrimenti lui non avrebbe mai accettato l'incarico e quindi, insiste, non si dica che il suo è un tg filogovernativo. Dunque, qual è la formula di Riotta perché gli italiani non si disaffezionino alla politica o semplicemente non cambino canale quando vanno in onda i notiziari? «Se noi di tutti i tg diamo della politica una rappresentazione affettata e felpata finiamo con il reclutare pubblico e ascolto per l'antipolitica».
Il foglio che circola con i dati d'ascolto mette in evidenza che la guerra con il Tg5 di Clemente Mimun è vinta: dal 1 gennaio all'11 settembre 2007 la differenza segna +4,8 di share per il notiziario della Rai, ma la sfida all'antipolitica non si esaurisce nei numeri se è vero, come riferisce Riotta, che «il 70% dei telespettatori del Tg1 non legge i giornali, ha come unica fonte di informazione il nostro telegiornale».
Fregiandosi fin dal suo insediamento di essere strenuo oppositore del panino - quell'impaginazione della notizia maggioranza-opposizione-maggioranza che fece dimettere Daniela Tagliafico da vicedirettore del Tg1, erano proprio i tempi di Mimun - Riotta cerca il modo per raccontare il palazzo senza dare l'impressione di invischiarsi. «Quando il 25 settembre di un anno fa sono arrivato qui - racconta - non sapevo cosa fosse il panino, abbiamo scelto la formula del pastone politico che ora si evolve ulteriormente. Punteremo sulle interviste dirette ai politici a seconda dell'argomento del giorno». Nella sua testa «la Cnn italiana esiste ed è il Tg1», sostiene Riotta l'americano che attraverso il nuovo look del Tg1 vuole imprimere il suo marchio: «Il cambiamento grafico costringe a cambiare linea editoriale», alla base c'è l'idea di un «nastro informativo e non di singoli segmenti: notizie, approfondimenti, rubriche a getto continuo dall'alba fino a notte fonda con grande attenzione ai diversi tipi di pubblico che si alternano a seconda della fascia oraria».