CULTURA

Ecumenismo e laicità dello Stato

Sinodo valdese
TOURN FEDERICA,

«Non uccidere». L'antico comandamento dettato a Mosè sul Monte Sinai è riecheggiato nell'aula sinodale in tutta la sua attualità; i delegati delle chiese valdesi e metodiste, infatti, hanno votato in chiusura un ordine del giorno contro la pena di morte, in appoggio alle iniziative del governo a favore di una moratoria internazionale della pena capitale. È la prima volta che il Sinodo prende una posizione ufficiale in merito, una conferma della convinzione profonda che anima le chiese protestanti in Italia. Si sono conclusi domenica i lavori del Sinodo con il culto, l'elezione delle cariche esecutive e la conferma per un altro anno di Maria Bonafede alla moderatura della Tavola valdese. Giorni intensi, segnati da una agenda ricca di interventi su questioni sociali e politiche. Senza trascurare urgenze interne, come l'otto per mille o il peso della diaconia, il Sinodo hadiscusso di ecumenismo e laicità dello Stato. Le recenti esternazioni di papa Ratzinger e i documenti vaticani sulla reintroduzione della messa in latino e sulla natura della chiesa, hanno preoccupato l'assemblea. L'affermazione della Congregazione per la dottrina della fede, secondo la quale la chiesa di Cristo sussisterebbe solo nella chiesa cattolica romana, mentre le chiese nate dalla Riforma del XVI secolo non possono essere chiamate chiese in senso proprio, ha fatto parlare di spirito della Controriforma. Un ostacolo sul contrastato cammino del movimento ecumenico che tuttavia prosegue grazie al lavoro quotidiano dei credenti delle diverse confessioni. «L'appartenenza alla chiesa dipende soltanto dalla Parola di Dio - è stato ribadito nell'ordine del giorno approvato - il papa è un fratello in Cristo come gli altri, non un maestro di fede, tanto più dovendo constatare che il papato e la Curia romana sono oggi, come già nel XVI secolo, un ostacolo all'unità dei cristiani».
Il peso della chiesa cattolica si fa sentire nella vita di tutti i giorni, corrodendo uno spirito laico che in Italia fa acqua da tutte le parti. Lo dimostra l'ordinanza del marzo scorso del ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni in cui l'insegnamento della religione cattolica veniva inserita nelle materie curricolari. Una circolare impugnata oltre che dalla chiesa valdese anche da tante associazioni laiche e rigettata dal Tar del Lazio, ma ripristinata dal parere del Consiglio di Stato. Si attende ora il pronunciamento della Corte di Cassazione, e l'episodio è stato definito dal Sinodo «un atto prevaricatore dello Stato».
Dalla scuola al caso Welby: valdesi e metodisti hanno votato un ordine del giorno sul «testamento biologico», per caldeggiare la redazione di una legge che adempia alla Convenzione di Orvieto del '97, in cui si dice che i desideri del paziente su un intervento medico che lo riguarda devono essere tenuti in considerazione. «È urgente approvare una legge sulle direttive anticipate di fine vita - ha detto il pastore Ermanno Genre, membro della Commissione bioetica della Tavola valdese - tenendo conto che la cura del malato deve presupporre il suo consenso, a parte casi particolari di urgenza».
Non è mancato un appello a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'intensificarsi degli episodi di discriminazione degli omosessuali nel nostro paese. A latere dei lavori sinodali, infine, c'è stato un richiamo della pastora Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in risposta all'editoriale di Eugenia Roccella, sull'Avvenire del 29 agosto, in cui si parlava di pulizia etnica a proposito dell'aborto in caso di malformazioni del feto: «La legge 194 non ha bisogno di ripensamenti, la donna può e deve decidere responsabilmente: la libertà delle persone deve essere informata sul piano di un'etica della relazione, della cura e della vita».

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