VISIONI

Dita von Teese, estremamente diva

Neo-burlesque
SBARIGIA GIULIA,Senigallia

«Ricerco una bellezza artificiale, sofisticata, ciglia finte, corsetti e lacca, quella bellezza che era di Norma Jean Mortensen quando è diventata Marilyn Monroe. Mi piacciono le star create, personaggi dalla sensualità artefatta, esagerata». Cipria e polvere di stelle, Dita von Teese, 35 anni portati con ostentato candore, guarda alle dive d'altri tempi e come loro sfodera ironia e apparente ingenuità. Dice frasi come: «senza rossetto non potrei vivere» e quando soggiorna negli alberghi si sparge immediatamente la voce di lenzuola di raso e bottiglie di champagne. Così raccontano anche a Senigallia, dove la regina del neo-burlesque è ospite del Summer jamboree per offrire al popolo rockabilly del festival il suo strepitoso show in una coppa Martini. Dita von Teese, labbra color ciliegia intonate alle scarpe e capelli corvini che non si scompongono mai, arriva alla Rotonda sul lungomare ed è perfetta con il contesto: gli stabilimenti con gli ombrelloni a righe, lei nel suo vestito retrò a pois, uno scatto di Bruno Bernard non avrebbe potuto ricreare di meglio. La pin-up del nuovo millennio surfa sull'onda-remake degli anni '40 e '50, quel sogno americano che è ritornato nell'immaginario contemporaneo, dalla moda ai tattoo, dal design al cinema: a Cannes lo scorso anno c'era in concorso il film su Betty Page, che qui da noi chissà se vedremo mai, mentre The boom boom room, vita e ribalta di una star del burlesque (interpretata proprio da Dita von Teese) tra le pareti dell'Exotic World che fu di Dixie Meade, è in produzione. Ma è soprattutto la sensualità, nella sua declinazione fifty che è insieme vintage e trasgressiva, a essere recuperata dalle ragazze anti-veline, un giro in rete tra le suicide girl che rispolverano lo stesso stile pin-up completandolo con tatuaggi old school, rende la misura del fenomeno.
«La mia passione per il burlesque nasce da bambina, guardavo vecchi film e sognavo a occhi aperti davanti a quelle immagini così piene di glamour. A 15 anni già lavoravo, sono sempre stata indipendente. A 18, ero commessa in un negozio di lingerie, ho iniziato a esibirmi proponendo le mie rivisitazioni del burlesque nei locali di lapdance», racconta. Poi la prima copertina di Playboy, nel 1992, il matrimonio gotico con Marilyn Manson (officiato da Alejandro Jodorowsky e vestito da Vivianne Westwood), un libro-oggetto autobiografico e illustrato, Burlesque and the art of the Teese, che negli Stati uniti è andato a ruba, ma in Italia è materiale raro (la boutique romana Zouzou, dedicata all'erotismo femminile, ne espone qualche copia nei suoi scaffali). Il suo cabaret erotico-ironico viene da lontano: «Il burlesque era un genere molto popolare tra gli anni Trenta e Quaranta - spiega - dove si esibivano ballerine, attori, artisti che spesso finivano in carcere per cattiva condotta. Era diverso dal vaudeville perché gli ammiccamenti al sesso erano indispensabili. È da lì che trovo l'ispirazione per i miei spettacoli rivisitandoli in chiave moderna, il pubblico è cambiato, ora ride per cose diverse». E ci tiene a dire che il pubblico ride, perché i suoi show producono anche questo, e ci tiene anche a specificare che tra i suoi fan ci sono soprattutto signore e ragazze: «che traggono power dalle mie esibizioni».

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