LETTERE

Legge sulla procreazione, non basta il solo restyling

l'opinione
GALLO FILOMENA

Non serve più continuare a ascoltare commissioni, le più varie, nominate con modalità antiscientifiche. Sono i dati, ormai, a parlare chiaramente
Il riscontro dei danni provocati dall'applicazione della legge 40 significa verificare il dolore di milioni di persone che, per previsione di legge, non sono sottoposte a cure che in altri paesi mettono l'individuo e la sua salute al centro della tutela.
Tutti gli effetti nefasti della legge 40 del 2004 sono oggi documentati nella relazione al Parlamento sull'applicazione di questa legge nel 2005. I dati sono chiari: la legge 40/04 è una legge antiscientifica, che provoca danni alla salute di malati di sterilità/infertilità e mortifica la medicina, non garantendo il massimo livello di cura. Calano le gravidanze, crescono i fallimenti dei trattamenti antisterilità, aumentano gli aborti, crescono le gravidanze plurime con conseguenze gravi per la salute delle madri e dei bambini, aumentano i viaggi all'estero per le coppie che scelgono la fecondazione assistita. A questo punto, è inutile continuare a parlare di questa legge sulla «procreazione assistita» (il termine esatto sarebbe stato fecondazione assistita). Tre anni passati a protestare contro questa legge, tante promesse dai politici che sostengono la modifica della legge 40. Ma solo promesse, che umiliano la nostra dignità di persone.
Oggi è tempo che il Parlamento legiferi, perché non può più far finta che il «problema legge 40» non esista.
La nostra associazione all'ultimo Consiglio generale ha deliberato che fosse presentata una lettera sottoscritta dai cittadini ai presidenti di Camera e Senato per una immediata revisione della legge sulla procreazione assistita, da cui è nata una Petizione popolare. Chi sostiene la legge 40 del 2004 spesso ama operare manipolazioni semantiche delle parole e dei concetti utilizzando espressioni come «traffico di embrioni, strage di embrioni», o ancora «no al far west della provetta». Oggi si è nel far west, per le mancate di tutele per chi si reca all'estero. Il traffico di embrioni? Forse dalla provetta al trasferimento in utero è un traffico? Cambiare la legge tramite le linee guida? Nessuno ci ha mai pensato perché non è possibile. In questi giorni è stato espresso il parere del Consiglio superiore di sanità sull'aggiornamento dell'attuale testo applicativo di legge ai sensi dell'articolo 7 della legge 40 del 2004, con le indicazioni su cosa aggiornare e questo è certo importante, ma con una discriminazione a livello di tutela della salute perché prevede l'accesso alla fecondazione assistita «all'uomo portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili», dimenticando che esiste anche la donna.
Questa è un'involuzione culturale con diniego di diritto di cura e aperta discriminazione tra i sessi, omettendo completamente, inoltre, le indicazioni di centinaia di operatori dei centri della Procreazione medicalmente assistita (Pma) e di associazioni dei pazienti, non rappresentati nel pool di esperti di supporto al Css. Erano presenti, invece, figure che hanno poco a che fare con la Pma, una per tutte Bruno Dallapiccola, co-presidente di Scienza e Vita, a garanzia di tutela della legge 40/04. Ma ora tocca al ministro della Salute intervenire sulle linee guida. Abbiamo letto ultimamente sul Corriere della Sera che il ministro Livia Turco inizierà un percorso con consultazioni con le donne parlamentari, con quelle del Comitato nazionale di Bioetica e del Consiglio superiore di sanità.
Abbiamo letto dell'importanza che il ministro della Salute ha dato al rapporto umano, insieme alla senatrice Paola Binetti che, però, non è un esperto di Pma, non è un embriologo, non è certo sterile... ma è una premiata dalla politica per la sua battaglia referendaria a favore della legge 40/04 e sostenitrice dell'illegalità dell'astensione. Auspichiamo che non siano dimenticati, medici e malati, quindi noi associazioni, con cui il ministro della Salute, in passato, ha instaurato un dialogo fattivo su cose concrete.
Medici e malati, quindi associazioni, erano e sono ben coscienti che le linee guida non possono cambiare la legge 40/04, questo è compito del Parlamento, dove sono stati depositati vari disegni di legge. Tutti però, siamo coscienti che ci sono parti delle linee guida che possono essere aggiornate in modo significativo, nel rispetto della legge 40/04, oltre il «trattamento estetico», come lo definisce qualcuno al Consiglio superiore di sanità.
* membro di giunta Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica

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