SPORT

Fumo di Londra su Valentino

MARINI MATTEO

«Si avverte la gentile clientela che lo studio rimarrà chiuso dall'8 al 28 agosto compreso». E' il messaggio della segreteria telefonica dello studio di Pesaro che cura gli interessi di Valentino Rossi. Nessun segnale acustico, nessuna possibilità di lasciare messaggi. C'è da immaginarsi che ai dottori commercialisti dello studio pesarese, in questi giorni, fischino parecchio le orecchie, visto il polverone scatenato attorno alle scelte fiscali del «dottore», o chi per lui. Appunto. E Valentino, secondo fonti ben informate, se ne sta in ferie a Ibiza.
Intanto si susseguono cifre e resoconti: tutti a fargli i conti in tasca. Come annunciato ieri, è partita la denuncia alla Procura di Pesaro per il reato di omessa dichiarazione dei redditi (pena prevista da uno a tre anni di reclusione) e dichiarazione infedele. Il rischio di finire in galera è irrisorio, ma l'immagine dello sportivo che forse ci rappresenta più nel mondo non ne esce proprio rinfrancata. Sul fronte fiscale, a quanto si apprende, l'Agenzia delle entrate vorrebbe dal campione una cifra pari a 112 milioni di euro, per un imponibile evaso di 60 milioni. Anno per anno aumentano le presunte somme «nascoste» al fisco italiano tra Iva, Irpef e Irap, di pari passo col progredire della sua carriera. Nel 2000 oltre sei milioni di euro, nel 2001 più di sette milioni, nel 2002 12 milioni e 662mila euro, nel 2003 12 milioni 161mila euro, nel 2004 l'apoteosi: 20milioni 819mila euro. Cifre da capogiro, ma che non impressionano più di tanto se si pensa agli ingaggi milionari alle sponsorizzazioni e alla pubblicità. E tra dieci giorni c'è il gran premio della Repubblica Ceca, a Brno. Insomma un periodaccio.
E una nota da parte di Fisco oggi, pubblicazione dell'Agenzia delle entrate, precisa che «Rossi, che ha trasferito la propria residenza nel Regno Unito dal 15 marzo 2000, ha potuto semplicemente usufruire del peculiare regime inglese basato sul principio del «resident but not domicilied», che consente al contribuente di dichiarare in Gran Bretagna soltanto i redditi prodotti là: un «escamotage» con il quale il campione ha cercato di non pagare in Italia le imposte anche sui redditi prodotti fuori dalla Gran Bretagna, che non è un paradiso fiscale».
E proprio la passione per i motori (il numero di ruote non importa) avrebbe contribuito a smascherare le omissioni e le false dichiarazioni per le quali è indagato anche penalmente.
Si parla di auto costose, come Bmw M5, Bmw M3, Mercedes, Porche, e Fiat le cui intestazioni erano direttamente o indirettamente riconducibili a Valentino Rossi. Poi c'è lo yacht di lusso modello Pershing, lunghezza 15,37 metri e un valore che si aggira attorno al milione di euro.
Nel frattempo Luigino Badioli (Gibo per gli amici), per intenderci quel personaggio canuto sempre vicino a Vale nel paddock, che di Rossi è il manager, ha smentito ogni coinvolgimento della Gwl (la sua società che cura gli interessi e l'immagine del pilota) nella faccenda perché «ognuno degli assistiti di GWL si affida per queste materie a propri professionisti».
Dalle parti sue invece si è aperta la caccia all'uomo. Ma Tavullia, che conta meno di 5.000 abitanti, ha cura del suo campione e lo protegge. E così fanno parenti e amici, tutti sicuri della sua buona fede. C'è chi lo vede scosso (il sindaco del paese), chi lo vede sereno (la madre), chi cade dalle nuvole (il padre) e un'autorevole voce fuori dal coro che dice «E' giusto che paghi se ha sbagliato». E' l'assessore al bilancio di Tavullia, che ora rischia probabilmente il linciaggio assieme al primo cittadino che mena gramo: «Con una botta così il mondiale è bello che andato».
Intanto mamma Stefania rassicura sulla salute mentale e fiscale del figlio: «Valentino è sereno. Credo che quello che ha fatto, lo abbia fatto bene, penso che la legge lo permetta, in Italia, in Inghilterra, dove vivono tanti sportivi, secondo me è nel rispetto della legge. Non vedo perchè - insiste - un personaggio importante come lui debba rovinarsi l'immagine per una cosa del genere». Persino l'Istituto Bruno Leoni, roccaforte liberale, ha solidarizzato con il pilota della Yamaha, paragonandolo a un «topo fuggito dalla trappola e a una pecora da tosare».
L'unico avaro di dichiarazioni è proprio lui, Valentino. Forse perché in tutto questo non ci ha capito nulla nemmeno lui. E il commercialista al telefono non risponde.

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