Una tegola in testa, l'ultima di un tetto che nel 2007 sembra essersela presa con la capoccia di Valentino Rossi, nonostante il casco. Il 3 agosto scorso, nella sua villa di Tavullia i funzionari dell'ufficio delle Entrate di Pesaro gli hanno notificato un accertamento, contestandogli un'evasione su un reddito imponibile di 60 milioni di euro per il quinquennio 2000-2004.
Valentino è abituato a stupire. E c'è da dire che anche stavolta ha in qualche modo centrato il bersaglio. Infatti l'evasione «pantagruelica» prevederebbe una denuncia per il reato di omessa dichiarazione, punibile con la reclusione da uno a tre anni, e una multa fino a quattro volte l'imposta realmente evasa, che si aggira attorno ai 25 milioni. Totale circa 100 milioni di euro.
Tutto comincia a marzo del 2000 quando Rossi si è trasferito a Londra, come resident but not domiciliated, e presentando le dichiarazioni tributarie in Inghilterra. Ma il reddito prodotto nel Regno unito era di gran lunga inferiore alle somme realmente percepite dal centauro. Le indagini dell'agenzia governativa avrebbero messo in luce il meccanismo studiato all'uopo per «seminare» gli investigatori sulle tracce del denaro evaso. Attraverso una serie di società create ad arte, i commercialisti del «dottore» (siamo in un ambiente di professionisti) avrebbero deviato dallo stesso Rossi le intestazioni dei contratti pubblicitari con aziende quali Peroni, Dainese, Telecom o Atladis. E scomparsi, assieme al denaro derivante dagli sponsor, sarebbe anche l'ingaggio milionario della Yamaha. Quindi benché i contratti di sponsorizzazione siano intestati a società estere, con sedi a Dublino, Londra o in altri paesi, L'Italia sarebbe rimasta la vera sede degli affari del campione, ma nella madrepatria le uniche dichiarazioni di reddito, dal 2000, sono quelle riguardanti gli immobili. Inoltre per lui l'Italia è rimasta il teatro dei «legami di natura sociale e familiare», anche se questa è una colpa non ancora annoverata tra gli articoli del codice penale, né tra i sette peccati capitali. Ma è un indizio per gli ispettori del Fisco.
Valentino Rossi è uno degli sportivi più pagati d'Italia e del pianeta. Nel 2006 la rivista Forbes, nell'annuale classifica delle celebrità lo sistemava al 64esimo posto, con un reddito di circa 30 milioni di euro. Mentre il 730 del campione nel 2002, che denunciava il reddito dei fabbricati in Italia di sua proprietà, riportava la cifra di 500 euro. E' forse sulla base di dichiarazioni come questa, poco credibili, che sono cominciate le indagini dell'ufficio di Pesaro dell'agenzia delle Entrate, e che hanno portato alla notifica del 3 agosto.
Ora si attendono eventuali denunce alla magistratura, mentre l'ignaro (si fa per dire) Valentino se la spassa ad Alghero in dolci compagnie.
Da fonti vicine alla famiglia Rossi si apprende che non è la prima volta che vengono fatti degli accertamenti fiscali sull'attività del campione, «ma questo - dicono - si sa, succede spesso a chi prende la residenza all'estero». Ed è successo in passato anche ad altri assi delle due ruote come Capirossi e Biaggi e Pierfrancesco Chili, ad altri sportivi come Tomba, Mario Cipollini o gli olandesi del grande Milan. Per arrivare alle storie più famose di evasione come quelle di Maradona e di personaggi del cinema come Sofia Loren e della musica come Luciano Pavarotti.
All'inizio si diceva l'ultima di una serie di tegole arriva dopo i risultati non proprio esaltanti a inizio anno («solo» tre gare vinte e due secondi posti) e nelle ultime settimane in Germania (scivolata in curva nel tentativo disperato di stare dietro ai primi) negli States (quarto posto e Stoner una vita avanti), gomme che sembrano di burro fuso e un campionato del mondo che ha preso il volo attaccato agli scarichi di una Ducati stellare. E allora tra i soldi «in nero» e una «rossa» sempre davanti, lui che è neroazzurro di fede calcistica deve aver capito che quest'anno non è proprio aria.
E ieri sera, dopo un pomeriggio di indiscrezioni, si è fatto sentire anche il diretto interessato: «Nel prendere atto delle notizie che mi riguardano mi stupisco di quale leggerezza venga utilizzata per affrontare argomenti così diversi - chiosa Rossi - ieri fantasma nudo che passeggia con la Canalis, oggi destinatario di accertamenti megagalattici, domani forse astronauta su Marte. Il fisco fa giustamente il proprio mestiere e i miei consulenti stanno comunque già esaminando la questione».