CAPITALE & LAVORO

Contratto turismo, quando si può lavorare dodici giorni di seguito

ALBERTI DONATELLA *

Ancora una volta, il rinnovo del contratto nazionale per il turisamo, che coinvolge circa un milione di lavoratori, presenta alcuni punti pesantemente negativi come la quadriennalità del salario. Già nel 2003 si concordarono aumenti medi su quattro anni pari a 118 euro al 4° livello e ora la cosa si ripete con una copertura salariale per l'intero quadriennio pari a 135 euro al 4° livello, portando l'aumento in paga-base a 253 euro in otto anni, alla faccia della difesa del potere d'acquisto e del rispetto del modello contrattuale.
Se confrontiamo gli aumenti dei metalmeccanici riferiti agli ultimi quattro bienni salariali possiamo vedere la differenza nella tutela dei salari pur dentro un modello «asfittico» come l'accordo del 23 luglio 1993.
Tralascio in questo mio «motto d'indignazione» gli aspetti di regalia, relativi al cuneo fiscale e agli sgravi previsti per le imprese, in costanza di rapporti precari come il tempo determinato; adesso basterà assumere un lavoratore a tempo determinato part time e trasformarlo a tempo determinato full time perché alla aziende vengano elargiti gli sconti del cuneo fiscale malgrado il turismo e la ristorazione in particolare siano fra i settori che più concorrono all'aumento dell'infrazione.
Ma la vera «perla» di questo rinnovo è la possibilità di cancellare per cinque volte all'anno il riposo previsto dalla legge in settima giornata; abbinato alla settimana media lavorativa che si può sviluppare su due settimane per trimestre; e unito alla cancellazione del limite giornaliero massimo di due ore di straordinario previsto nel precedente contratto. Tutto ciò, tradotto in condizione materiale concreta per i lavoratori interessati, significa: «Ti posso far lavorare per dodici giorni consecutivi anche con cinquanta ore alla settimana pareggiata successivamente nella settimana che segue senza beccare una lira di straordinario».
È questo il nuovo modello competitivo del turismo italiano?
Tutto sulle spalle di chi già svolge lavori estremamente faticosi come barista in un autogrill su tre turni piuttosto che cameriere di sala in un albergo o cuoca di mensa in strutture ospedaliere, tutti luoghi, dove si lavora sette giorni su sette.
Io penso che vada respinta un idea di contrattazione che invece di mettere al centro le già pesanti condizioni di lavoro contribuisce a dettarne di nuove che hanno il sapore della schiavitù del lavoro, quando viene negato anche un solo riposo settimanale. Mi auguro una vera consultazione profondamente democratica dei lavoratori del turismo sull'ipotesi di accordo siglata il 27 luglio 2007. Resto del parere che il referendum, con voto segreto certificato, rappresenti l'unica forma di esercizio della democrazia sindacale atta a garantire al meglio la volontà di coloro che rappresentiamo. Sicuramente a settembre saremo chiamati a valutare il contratto e a svolgere la consultazione sul welfare.
Si apre quindi un autunno di grandi discussioni con i nostri lavoratori e lavoratrici, mi auspico che il sindacato nel suo insieme si ponga in ascolto delle ragioni che vengono nel mondo del lavoro, perché troppo spesso chi porta la responsabilità della contrattazione o si dimostra sordo alle ragioni di chi pretende di rappresentare o peggio è così frastornato dal canto delle sirene da non udirne nemmeno la voce.
*Segretaria Filcams Cgil Brescia

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