VISIONI

Combattere per primeggiare o, a pugni nudi, per mangiare

CATACCHIO ANTONELLO,Locarno

A conferma della grande vivacità che anima il cinema indipendente «made in Usa», è approdato al concorso Joshua, dell'esordiente George Ratliff. Joshua che dà il titolo al film è un ragazzino di nove anni. Felice. Suona il pianoforte da genio, a scuola vorrebbero che saltasse un paio di classi perché è decisamente sopra la media, in famiglia stravedono per lui. Certo, ha i suoi problemi quando confessa al babbo che vorrebbe smettere di frequentare la squadra di calcio e che non gli importa nulla del baseball. Nessuno è perfetto sembra dire papà, broker molto meno intelligente del suo rampollo. I guai arrivano sotto forma di Lily, la sorellina neonata. Attenzioni, affetto, riflettori tutto viene spostato su di lei e Joshua non apprezza. Addirittura gli fanno interrompere un raffinata sonata d Beethoven perché disturberebbe il sonno della piccola, salvo vedere tutta la famiglia eccitata al pianoforte per una canzoncina di benvenuto alla new entry. E allora comincia a organizzare il suo piano, sfruttando tutte le debolezze dei parenti. Intanto bisogna che Lily pianga, sempre, ininterrottamente. Poi è gioco facile fare deragliare mamma verso una depressione post partum. Ce n'è anche per la solerte nonnina cristiana rinata e timorosa di dio. Copiare poi i disegni da internet che lasciano intuire maltrattamenti famigliari è semplicissimo e la psicoterapeuta infantile casca in pieno nella trappola. Così anche babbo è sistemato. E finalmente Joshua può duettare al piano con lo zio preferito.
Il grande merito del film consiste nel prendere elementi reali, di quelli che capitano in molte famiglie, per spingerli solo un po' oltre. La gelosia dei bimbi di fronte ai nuovi fratellini, i possibili sbandamenti materni, l'esasperazione di papà stravolto dalla stanchezza. Non siamo però dalle parti dei bimbi posseduti dal demonio di tanti film dell'orrore. Qui il protagonista è solo più intelligente degli altri e cerca di ottenere di nuovo quella condizione felice che credeva certa. Oltretutto il racconto riesce anche a essere umoristico in alcuni suoi risvolti. Questo spiega l'insuccesso commerciale della pellicola negli States, dopo l'ottima accoglienza al Sundance: la critica non ha colto l'umorismo al vetriolo, il marketing non sapeva come maneggiarlo, chi si accostava convinto di vedere un horror restava deluso. Alla fine Joshua è passato sotto silenzio, nonostante ottimi attori come Sam Rockwell e Vera Farmiga nei panni dei genitori e il piccolo Jacob Kogan che si rivela mostruosamente efficace con quell'aria da bimbo molto più adulto della sua età, sempre vestito di tutto punto, con camicia e cravatta, capelli folti da musicista in erba (e suona davvero) e sguardo che sembra attraversare chi gli sta di fronte.
Per come si presenta Joshua sembra essere un film di ispirazione hitchcockiana, la suspence è in agguato sempre, che si tratti dei rumori provocati dalla ristrutturazione dell'appartamento di sopra o degli animali domestici che schiattano come ci fosse un'epidemia, contemporaneamente si sorride al contrappunto sui riti egizi o sulla statua del parco dedicata a Alice nel paese delle meraviglie, il libro che Joshua divora piuttosto che fare pratiche sportive. Ratliff poi dirige ritirandosi sempre prima che il racconto degeneri, si limita a cenni veloci, come un criceto che solo in fase di trasloco si coglie essere stato imbalsamato o come nel momento in cui la carrozzina è in cima a una scalinata lasciando presagire il peggio. Solo il disagio della storia potrà impedire al film di ottenere dei riconoscimenti.
Sempre in concorso, a rappresentare il cinema elvetico, Fuori dalle corde di Fulvio Bernasconi. Storia di perdenti con ambientazione triestina, salvo escursioni croate e svizzere. Mike è un pugile, ma una sconfitta decisa solo da giochi extrasportivi lo costringe a lasciar perdere. Ritorna a casa, da Anna, sua sorella, operaia in un'azienda che lavora il pesce e che tutto ha sacrificato perché Mike potesse diventare campione. Ora si ritrovano solo pieni di debiti, così lui accetta di nascosto di partecipare a combattimenti clandestini. Si combatte a mani nude e il sangue corre copioso, ma il denaro aiuta.
Interpretato da Michele Venitucci e Maya Sansa il film mostra un piccolo spaccato di società, ma non riesce a trasformare il racconto in un congegno dalle emozioni forti.

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