VISIONI

Dai campi nazisti alla periferia di Lisbona

CATACCHIO ANTONELLO,Locarno

Dopo le celebrazioni della festa nazionale svizzera del primo agosto, nel secondo giorno il festival comincia a essere segnato dall’Italia. Con Marco Bellocchio che accompagna il suo prepotente esordio di 42 anni fa, I pugni in tasca, presentato nell’ambito del Retour à Locarno, la rilettura, più che retrospettiva, di titoli e autori che qui si erano imposti all’attenzione internazionale. In Piazza invece è stata la volta di Luchetti con Mio fratello è figlio unico, seguito dalla scoppiettante commedia di Apatow Knocked Up (Molto incinta).
Incroci imprevedibili hanno segnato l’inizio del concorso internazionale, proprio a partire dal primo titolo sceso in campo: Memories. Produttivamente targato Corea, perché nasce nell’ambito di un progetto voluto dal festival di Jeonju, impegnato da qualche anno a realizzare film digitali a basso costo. Questa volta è toccato a direttori europei, sotto bandiera coreana quindi. Si tratta di tre diversi episodi (accomunati solo dall’aspetto produttivo e questo li pone in posizione improbabile, in termini di competizione). Il più intrigante è Respite di Harun Farocki, che lavora su materiale preesistente ma inedito. Si tratta di un abbozzo di documentario che nel maggio del 1944 un operatore ebreo di nome Breslauer ha girato nel campo di transito di Westerbork in Olanda, per ordine del comandante delle ss Gemmeker. Vengono alla luce diverse cose mai viste. Il campo era stato creato nel 1939 dagli olandesi per ospitare i profughi ebrei tedeschi. Poi, dopo l’invasione nazista, le cose cambiano, ma, almeno lì, non in maniera così decisiva. Il campo è controllato dalle Ss, ma sostanzialmente gestito dai prigionieri. Le mansioni burocratiche e di polizia sono svolte dagli internati, c’è un ospedale, dove esercitano medici ebrei, si organizzano spettacolini (unico momento in cui si può rimuovere la stella gialla dal petto), e si lavora per recuperare materiali di scarto. I treni che arrivano sono di terza classe, i prigionieri mangiano ... Attenzione però, non si tratta di un lavoro negazionista o revisionista, la realtà di Westerbrok (almeno quella ripresa da Breslauer) era così. L’orrore è altrove e lo racconta, involontariamente, proprio la contabilità criminale nazista. Perché delle 100mila persone transitate dal campo oltre 92mila sono poi finite a Bergen Belsen e Auschwitz per morire nelle camere a gas. Lo si intuisce quando i treni partono con il loro carico umano inconsapevole del destino che li attende. Infatti, mentre chi è diretto a Terezin viaggia ancora in terza classe, altri sono messi sui carri merci. Ma nessuno comprende quel che sta per succedere: si affacciano, salutano chi rimane, qualcuno addirittura sorride. Invece soccorre ancora la meticolosità degli assassini che sulla base delle immagini e delle scritte sui bagagli, incrociate con i registri successivi, permettono di scoprire, per esempio, che una donna non più giovanissima, trasportata su un carretto verso il treno, finirà nella camera a gas appena giunta a destinazione.
Pedro Costa con The Rabbit Hunters prosegue la sua personale ricognizione tra i personaggi di origine capoverdiana a Fontainhas, periferia di Lisbona, lasciandoli raccontare sogni, aspettative e soprattutto delusioni. In questo che l’autore definisce il più vicino omaggio al cinema di Jacques Tourneur, ritroviamo alcuni protagonisti dei suoi ultimi film (No quarto da Vanda, Juventude em marcha), in bilico tra passato e presente del Portogallo (c’è anche un legame di questo film con Tarrafal, l’episodio presentato a Cannes nel film collettivo Lo stato del mondo), metropoli e luogo d’origine, Capoverde divenuta una proiezione lontana, ai limiti dell’estraneità. Più convenzionale il terzo episodio diretto da Eugene Green, francese di origini ingleis, autore del molto premiato Toutes les nuits, e di un cinema oltralpe molto indipendente. Correspondences narra di due ragazzi che trovano l’amore scambiandosi mail, su immagini che spaziano da Antonello da Messina a cappellini di lana inquadrati come nature morte.

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