CULTURA

Getty, una restituzione «etica»

DI GENOVA ARIANNA,USA/ITALIA/ROMA

Il 31 dicembre 2007 sarà il giorno del grande rientro. Quaranta reperti archeologici provenienti da scavi clandestini e trafugati dall’Italia, saranno riconsegnati al legittimo proprietario dal Getty Museum - con tanto di pagamento di spese, imballaggio e spedizione - dopo una lunga e difficile negoziazione conclusasi con l’accordo siglato due giorni fa.
Torneranno l’anfora del pittore di Dario, il grande frammento di affresco romano strappato da una villa pompeiana, la tavola cerimoniale della seconda metà del IV secolo con i grifoni che attaccano una cerva (un unicum archeologico), la magnifica testa maschile romana, la statua di Apollo e la bella Tyche marmorea, insieme a molti altri «pezzi» di valore (kylix, coppe, piatti, kantharos). Come quell’anfora attica a figure rosse che rappresenta Eracle e Apollo in lotta per il tripode, costato 90mila dollari nel 1979 al museo di Los Angeles. O i frammenti pittorici a lunetta con maschera di Ercole, databili alla fine del I secolo a. C., di cui esiste un gemello, proveniente dalla collezione Medici e tenuto in custodia nel museo romano di Villa Giulia.
La Venere di Morgantina, con la dea avvolta in un delicato panneggio bagnato (la scultura è alta due metri e mezzo e non teme confronti con la Nike di Samotracia) viaggerà con più calma, aspettando il 2010 e continuando ad essere esposta a Los Angeles, con una nuova dicitura, però: collezione italiana. Andrà in Sicilia? Forse. Magari tornerà per essere mostrata ai concittadini in un museo tutto suo ma il contesto in cui la Venere rifiorirà nelle acque del Belpaese è ancora da stabilire: l’accordo, infatti, si è stretto in una manciata di ore allo scadere dell’ultimatum, oltre il quale sarebbe scattato l’embargo culturale e la débâcle delle trattative.
Insieme alle opere del Getty, l’Italia si troverà a ospitare di nuovo altre antichità restituite da istituzioni americane (da Fine Arts di Boston al Metropolitan). Sarà un bel rompicapo decidere dove piazzare i vari tesori.
Il ministro Francesco Rutelli è visibilmente contento: il contenzioso con il Getty si chiude con una sua vittoria, anche se restano in discussione tre reperti del «conflitto»: un gruppo scultoreo con poeta e sirene; l’armatura da cavallo bronzea e la statua di una giovinetta in legno. Per questi, si continuerà a indagare nel tentativo di acquisire prove della loro provenienza illecita. Si lavora anche intorno a scudi e frammenti dei Bronzi di Riace, «accessori» volati a Los Angeles in circostanze mai chiarite.
Il rientro possibile dell’Atleta vittorioso attribuito a Lisippo, fiore all’occhiello del Getty, è invece rinviato a tempi migliori. Il levigato eroe in bronzo è attualmente al vaglio in un procedimento giudiziario a Pesaro; intanto, potrebbe essere messo sotto confisca. «Ha vinto un’etica condivisa», dice Rutelli, che ha percorso anche vie extragiudiziarie, puntando sulla strategia diplomatica con momenti disperanti, lettere durissime, dichiarazioni al fuoco fra i due contendenti e ventilate rotture.
Poi, la svolta. E l’accordo che prevede, oltre la restituzione delle opere contese, anche una collaborazione contro i trafficanti d’arte, un programma di scambi (ma Italia Nostra si è già schierata contro un eventuale «risarcimento» sotto forma di prestito, per esempio i marmi del Bernini cui aspira il Getty per una esposizione), l’organizzazione comune di mostre e di seminari scientifici.
Ma la cosa più rilevante sembra essere il valore mediatico del gesto e il ritorno d’immagine: se il Getty ha ceduto, si è arreso all’«etica» in materia culturale, dovranno farlo, prima o poi, anche altre parti in causa.
E per i trafficanti si profilano tempi aspri: le istituzioni museali, una volta stratificatasi la nuova consapevolezza, non dovrebbero comprare più reperti archeologici di dubbia provenienza. Lo smercio della refurtiva artistica non sarà più un business così semplice.
L’Italia, ha anticipato l'avvocato dello stato Maurizio Fiorilli, ritirerà la costituzione di parte civile nel processo in corso a Roma contro Marion True, ex curatrice del Getty sotto accusa per gli acquisti torbidi degli anni passati.
La sua posizione si alleggerisce ma contro di lei resta in piedi il procedimento penale. Marion True è stata la curatrice del Getty dal 1986 al 2005. C’era lei quindi al timone quando venne acquistata la statua di Afrodite: era il 1988 e il museo sborsò ben 18 milioni di dollari per avere con sé la dea dell’amore.Altri tempi. Ora Venere navigherà verso le sponde italiane, con molte probabilità di diventare oggetto di contesa in patria.

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